Mai prima d’ora si era speso così tanto per le armi. Lo dice il rapporto annuale dell’Istituto internazionale di ricerche sulla pace di Stoccolma (Sipri) che sottolinea come, per il nono anno consecutivo, la spesa militare nel mondo sia aumentata pressoché ovunque. L’incremento in termini percentuali tra il 2022 e il 2023 è del 6,8%, portando la spesa complessiva per gli armamenti a 2.443 miliardi di dollari, ovvero il 2,3% del Pil mondiale annuo. Una cifra spaventosa che ha come protagonisti Usa e Nato, con dei picchi isolati, ad esempio in Russia e Ucraina, ma che non lascia indietro nessun Paese nei cinque continenti.

A imprimere alle spese militari un’accelerazione imprevista è stata senz’altro la guerra in Ucraina che ha modificato «radicalmente le prospettive degli Stati europei sulla sicurezza» portandoli a investire «quote crescenti del Pil nella spesa militare». La Russia si è posizionata al terzo posto nella classifica mondiale, investendo 102 miliardi di euro, il 24% in più rispetto al 2022, pari al 5,9% del suo Pil e al 4,5% della spesa globale.

L’Ucraina ha aumentato la sua spesa militare del 51%, investendo oltre un terzo del suo Pil, pari a 60 miliardi di euro e classificandosi così all’ottavo posto. Tuttavia, sottolinea il rapporto, grazie ai 32 miliardi di forniture belliche, Kiev ha potuto raggiungere un valore di spesa complessivo pari al 91% di quella russa; un dato più che significativo per comprendere a pieno l’impatto degli aiuti occidentali sulla guerra in corso nell’Europa dell’est.

Gli Usa si confermano dominatori incontrastati del mercato militare con 860 miliardi investiti, in aumento del 2,3% rispetto al 2022 e pari al 37% della spesa globale. In Medio Oriente si è registrato il più alto aumento percentuale dell’ultimo decennio (9%), con l’Arabia saudita al primo posto e Israele al secondo.