All’angolo tra via Cernaia e corso Siccardi ci fu la mutazione del corteo. Dietro allo striscione «A fianco di Alfredo, a fianco di chi lotta», il corteo degli anarchici a Torino (indetto in solidarietà a Cospito) cambiò spirito in pochi minuti. Era il 4 marzo 2023 e dopo un inizio pacifico, diversi attivisti coperti in volto presero la testa della manifestazione. E in centro città si scatenò il caos: bombe carta, vetrine e auto distrutte, cassonetti dati alle fiamme e scontri con la polizia. Un pomeriggio di rabbia contro il contestato regime detentivo del 41-bis a cui è tuttora sottoposto Alfredo Cospito, che in quei mesi era in sciopero della fame.

All’alba di ieri, un blitz della Digos di Torino ha portato all’esecuzione dell’ordinanza, firmata dalla gip Valentina Giuditta Soria del Tribunale di Torino, di 19 misure di custodia cautelare per i disordini di quel giorno. Si tratta di militanti anarchici di Torino, Roma, Milano, Livorno, Alessandria e Cuneo. Tre di loro sono finiti agli arresti domiciliari, mentre per gli altri ci sono obblighi o divieti di dimora. I pm Paolo Scafi e Enzo Bucarelli della Procura di Torino contestano, a vario titolo, i reati di devastazione, violenza e lesioni aggravate a pubblico ufficiale.

Tra gli indagati spicca il nome di Pasquale «Lello» Valitutti, 77enne, «l’anarchico in carrozzina», figura storica dell’anarchismo italiano e amico di Giuseppe Pinelli. Fermato dai carabinieri del Ros a Roma, è accusato di concorso in devastazione, resistenza a pubblico ufficiale e istigazione a delinquere, in relazione alle interviste rilasciate nel periodo precedente alla manifestazione. Ai domiciliari anche Daniele Altoè e Guido Mantelli, esponenti di rilievo dell’area anarco-insurrezionalista di Torino. In tutto sono 75 i denunciati nell’inchiesta a dimostrazione della decisione di adottare il pugno duro sia nell’individuare un ampio numero di responsabili (addirittura più di 70) che nelle ipotesi di reato. A Torino, sede del processo contro Alfredo Cospito, in quel giorno di marzo scesero in piazza in un migliaio di persone per una manifestazione a carattere nazionale.

Nei disordini, per la gip, sono emerse una «precisa articolazione fra ruoli di azione e di coordinamento» e la «inequivocabile preordinata organizzazione delle azioni violente». Nel motivare il reato di devastazione, la giudice ha specificato che «l’azione violenta ha interessato beni sia pubblici che privati, colpiti in modo indiscriminato e fine a sé stesso». I danni vennero quantificati in oltre 630mila euro. Il 20 marzo scorso la Cassazione ha giudicato inammissibile la richiesta Alfredo Cospito di ottenere la revoca anticipata del regime 41-bis, a cui è sottoposto a Sassari. Il suo caso ha portato alla luce le controversie relative al cosiddetto «carcere duro» e i suoi limiti costituzionali, visto che le pene (articolo 27) non dovrebbero consistere in trattamenti contrari al senso di umanità.