Un programma umanitario, il più grande mai attuato dall’Unione europea, a favore dei profughi siriani in Turchia. Ad annunciarlo, ieri Bruxelles, è stato il commissario europeo alle crisi umanitarie Christos Stylianides, e prevede lo stanziamento di 348 milioni di euro che verranno versati direttamente a un milione di profughi rifugiati nel paese della Mezzaluna. «Si tratta di un programma innovativo sviluppato in stretta collaborazione con le autorità» di Ankara, ha spiegato il commissario, e sarà condotto attraverso il Word Food Programme. I soldi investiti fanno parte dei 3 miliardi di euro previsti dall’intesa Ue-Turchia.

I soldi finiranno direttamente su carte di credito fornite alle famiglie siriane e serviranno ad acquistare cibo e sostenere spese come quelle scolastiche. In questo modo, secondo Stylianides, «si riducono i costi intermedi e si massimizzano gli effetti». Resta da verificare l’effettiva efficacia del nuovo sistema e soprattutto che i soldi possano arrivare davvero ai profughi siriani e l’uso che ne verrà fatto. «Il programma – assicura il commissario – sarà seguito molto da vicino per assicurare che ogni euro inviato sarà speso in modo corretto».

Quella che sta per cominciare sarà una settimana densa di impegni decisivi per l’Unione europea. Il 13 è previsto la riunione del collegio dei commissari che dovrebbe dare il via la Fondo di investimento per ’Africa da 3,1 miliardi euro, primo passaggio del Migration compact destinato a cinque paesi – Niger, Nigeria, Etiopia, Mali e Senegal – per progetti di sviluppo in cambio di una maggiore collaborazione nel fermare le partenze dei migranti diretti in Europa, ma vincolati anche a una serie di accordi bilaterali che facilitino i rimpatri. Il 14 si terrà invece a Strasburgo il discorso sullo stato dell’Unione del presidente della Commissione Ue Jean Claude Juncker, in cui quello dell’immigrazione sarà uno dei punti principali insieme a sicurezza, economia e Brexit. Due giorni dopo a Bratislava è previsto invece il vertice dei capi di Stato e di governo, dove non è escluso che moti nodi cominceranno a venire al pettine. L’Italia continua infatti a spingere perché si dia finalmente inizio al sistema dei ricollocamenti che fino a oggi si è rivelato un vero fallimento. Dei 160 mila profughi che l’Ue si era impegnata a ricollocare nel giro di due anni da Italia e Grecia, finora ne sono stati ricollocate solo poche migliaia.

L’Italia, ma anche le istituzione europee, vorrebbero maggiore partecipazione al progetto da parte degli Stati membri molti dei quali però, a partire proprio dai padroni di casa e dagli altri paesi dell’est, non vogliono neanche sentire parlare di accogliere all’interno dei propri confini quote di profughi. Lo scontro è praticamente inevitabile, anche alla luce dei recenti risultati delle elezioni in Germania che hanno pesantemente penalizzato la cancelliera Merkel per la sua politica di apertura verso i profughi.