I miliziani di Zintan, vicini all’ex agente Cia Khalifa Haftar, e i jihadisti Scudo di Misurata non hanno fermato i combattimenti per la conquista dell’aeroporto di Tripoli. Lo scalo è stato quasi completamente distrutto. I tentativi di un cessate il fuoco sono andati disattesi la scorsa domenica. Le milizie, nei combattimenti, hanno fatto uso di missili, razzi e carri armati. «L’aeroporto è stato attaccato da mortai e carri armati», ha confermato l’ufficiale di sicurezza, Al-Jilani al-Dahesh. Il militare ha aggiunto che per ore velivoli di varie compagnie aeree sono stati dati alle fiamme. I combattimenti di lunedì, che hanno coinvolto anche le strade intorno all’aeroporto, sono stati i più intensi dallo scoppio degli scontri per il controllo dello scalo, iniziati lo scorso 12 luglio.

Secondo il ministero della Salute, gli scontri hanno causato 47 vittime, mentre si contano anche 120 feriti. Il ministero ha precisato di non aver ricevuto un rapporto completo sulle vittime e il bilancio potrebbe quindi essere più grave. Sarebbe invece superiore al miliardo di dollari il danno economico per il danneggiamento dei luoghi e lo stop al traffico aereo. A causa della battaglia che ha coinvolto gli aeroporti di Tripoli e Misurata, la Libia è isolata da una settimana. Per ovviare alla crisi, la città di Zuwara si sta preparando ad accogliere voli nazionali e internazionali.

Ma le violenze non si placano neppure in Cirenaica, dove sedici persone, per la maggior parte soldati, sono rimaste uccise ed altre 81 ferite ieri in scontri tra l’esercito regolare e gruppi islamisti, svoltisi a Bengasi. «La maggior parte dei morti e dei feriti sono militari. Tre civili, tra cui un egiziano, sono stati uccisi da un razzo caduto sulla loro casa», ha spiegato una fonte ospedaliera.

E così, venerdì, il ministro degli Esteri libico, Mohamed Abdel Aziz ha chiesto l’intervento dei caschi blu, per evitare che gli scontri degenerino. Tuttavia, il parlamento uscente, a maggioranza islamista, duramente criticato per aver esteso il suo mandato oltre la scadenza di giugno, ha chiesto che nessun paese intervenga, nonostante il perdurare della crisi. «Il popolo libico è contro un intervento straniero», è quanto si legge in un comunicato del Congresso generale nazionale libico. «Il governo attuale dovrebbe consultarsi con il parlamento riguardo a questioni di sovranità nazionale», aggiunge il testo rispondendo direttamente alle richieste di Abdel Aziz di favorire ingerenze straniere. «Il dialogo resta l’unico modo per risolvere le divergenze tra i libici», si legge nel comunicato. Nel 2012, la Nato ha attaccato la Libia determinando la seguente morte violenta dell’ex presidente Muammar Gheddafi e uno stato di profonda instabilità che dura fino a oggi con intere regioni fuori dal controllo del governo di Tripoli.

Anche il confine sud-orientale con l’Egitto appare estremamente fragile. Infine, l’Alta commissione elettorale ha annunciato ieri i risultati del voto per le parlamentari del 25 giugno, che hanno registrato una bassissima affluenza alle urne. Sono stati assegnati 188 seggi, mentre per altri 12 sono state registrate irregolarità. In attesa dell’insediamento e della formazione dei gruppi parlamentari, i candidati laici e liberali avrebbero prevalso, ottenendo 50 seggi tra gli indipendenti, solo 30 andrebbero agli islamisti.