Funzionari americani ieri sera ridimensionavano le aspettative legate al vertice Kerry-Lavrov a Ginevra. La possibilità di un accordo imminente Usa-Russia di cessate il fuoco in Siria restano scarse, hanno spiegato le fonti, mentre da Berlino il ministro degli esteri tedesco Frank-Walter Steinmeier faceva sapere che i colloqui tra il Segretario di stato Usa e il suo omologo russo non produrrano più di una tregua della durata di 7-10 giorni. La diplomazia procede lentamente, stenta, ostacolata anche dagli interessi dei Paesi che sostengono le varie parti che si danno battaglia in Siria. E tra gli attori protagonisti sullo scacchiere diplomatico c’è sempre il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, che ha avuto giovedì sera una conversazione telefonica con Vladimir Putin proprio sul futuro della Siria. Ormai è chiaro che le truppe turche entrate in Siria con l’operazione “Scudo dell’Eufrate” – per combattere i curdi – faranno retromarcia solo se Russia e Usa daranno la loro approvazione alla costituzione di una “no-fly zone”, ossia al progetto che Ankara ha in testa da più di cinque anni per smembrare la Siria e assegnare porzioni del suo territorio ai ribelli jihadisti.

Prima del vertice l’inviato speciale dell’Onu per la Siria, Staffan De Mistura, aveva sottolineato l’importanza dell’esito dell’incontro a Ginevra tra i capi della diplomazia di Stati Uniti e Russia. «Le discussioni – aveva spiegato – vertono su questioni complesse, delicate e difficili ma se giungeranno a un successo questo potrebbe fare una grande differenza». De Mistura ha anche insistito per un accesso facilitato all’assistenza umanitaria per la popolazione civile. Proprio le Nazioni Unite sono finite ieri sotto attacco di una coalizione di più di 70 ong e gruppi siriani di “assistenza” ai civili nelle aree dove si combatte. In una lettera, questi gruppi annunciano la sospensione della collaborazione con l’Onu perchè, a loro dire, collabora con il governo siriano e si lascerebbe «manipolare» nella questione delicata della distribuzione degli aiuti umanitari.

Tra i firmatari più importanti del documento, ci sono la Syrian American Medical Society e la Civil Defence Force, nota anche come “caschi bianchi” e composta da volontari che spesso sono tra i primi ad intervenire in aree di combattimento o bombardate. Le ong dicono di voler sospendere la condivisione delle informazioni in segno di protesta contro quella che descrivono come “l’influenza politica” del governo siriano nella gestione e nella distribuzione degli aiuti. E citano il caso dei gemelli siamesi Moaz e Nawras, morti mentre attendevano di essere evacuati da Damasco. Ma la probabile ragione dietro l’attacco alle Nazioni Unite da parte di queste Ong, molte delle quali sono legate ai “ribelli” e alle formazioni islamiste, è quella della rimozione della parola “assedio” dai rapporti dell’Onu sull’accerchiamento da parte delle forze militari governative della zona Est di Aleppo e di altre città e villaggi siriani occupati dalle milizie “ribelli”. Proprio nelle ultime ore l’esercito hanno completato la chiusura della parte di Aleppo controllata dai qaedisti di al Nusra, i salafiti di Ahrar al Sham e altri gruppi armati. Lì però sono intrappolati anche 200 mila civili che ogni giorno fanno i conti con la guerra, i bombardamenti e la penuria di generi di prima necessità. Ieri, secondo fonti locali, in un raid aereo sulla zona est di Aleppo e in tiri di mortaio dei ribelli su quella ovest di Aleppo controllata dall’esercito siriano sono morte almeno 19 persone.

Il portavoce di Ocha ha respinto le accuse contenute nella lettera delle ong. Ha spiegato che «la risposta umanitaria in Siria, come in qualsiasi altro paese, avviene in consultazione con le autorità». Ocha fissa il numero di siriani circondati e bloccati nei loro quartieri a 393.700. Secondo Assedio Watch, una rete di monitoraggio, invece il numero ammonterebbe a più di un milione mentre Medici Senza Frontiere (MSF) addirittura sostiene che la cifra è vicina ai due milioni. Numeri molto diversi che sono il risultato, con ogni probabilità, di idee diverse di un assedio.