La cultura urbana contemporanea ha sempre fatto del dialogo con i luoghi nei quali va in scena un elemento non solo formale del proprio linguaggio. Pensiamo ai warehouse parties della Chicago dei primi anni 80, dove è nata la rivoluzione, sociale e sonora della house, e,ancora prima,al Loft di New York, dove il dj David Mancuso focalizzava l’attenzione dei frequentatori sulla maniacale ricerca delle possibilità infinite della puntina che solcava i vinili. E, come ha già fatto sin dai suoi esordi, oltre venti anni, il celebratissimo Sonar di Barcellona, da questa edizione il bolognese roBOt festival svela, contemporaneamente, le due anime che fanno del ritmo della dance un avvenimento ‘postmoderno’.

Da un lato, infatti, questo appuntamento che porta ogni anno in Italia, da oggi al 5 ottobre, la migliore musica elettronica internazionale, entra in rapporto con le sale nobili del duecentesco Palazzo Re Enzo, nel centro, in una continua suggestione emotiva che passa per gli affreschi d’epoca che fanno da sfondo alle performance durante il giorno.

Dall’altro, la notte, si reca nei grandi padiglioni della Fiera, due enormi sale, all’interno di uno scenario ad alto tasso di emozione metropolitana, in un quartiere, che vive così una vita serale, fatta di lunghe iterazioni digitali, create per l’occasione da alcuni di dj più rappresentativi dell’avanguardia dance mondiale.

Dal 3 al 4 ottobre, infatti, in Fiera sarà possibile ascoltare remixers come il cileno Ricardo Villalobos ( il 3 ), uno degli artisti che ha portato sulla «mappa» delle culture giovanili posti apparentemente lontani dall’avanguardia del pop. Generando così, non solo l’ondata, che passato qualche anno, pare inarrestabile, della «minimal techno», ma anche quella dei tantissimi dj che arrivano dai paesi dell’America latina e che hanno portato nelle gelide scritture affidate alle macchine un cuore funk.

In programma, sempre il 3, l’inglese Craig Richards, il canadese Mathew Jonson e molto altri. Il 4, ci sono, tra i tanti, gli italiani Populous e Jolly Mare , i tedeschi Moderat e Apparat, gli inglesi Jon Hopkins e Jackmaster e l’americano Moodyman.