Il Movimento 5 Stelle che alle origini doveva partire dai territori e che ospitò persino una discussione sulle necessità di candidarsi alle elezioni politiche conta da qualche tempo uno stillicidio di defezioni, a volte silenziose a volte rivendicate con clamore.

Ieri è stata la volta di tre consiglieri comunali di Genova, proprio nella città del leader e fondatore. «Non siamo cambiati noi, abbiamo ancora quei sogni, quelle speranze e quella voglia che qualcuno li porti avanti nelle istituzioni, è il M5S a essere cambiato». Così Paolo Putti, che era stato candidato sindaco nel capoluogo ligure nel 2012, assieme ai colleghi Emanuela Burlando e Mauro Muscarà annuncia la creazione di un nuovo gruppo chiamato «Effetto Genova».

I tre fanno riferimento anche al recente diktat di Grillo sulla fedeltà alla linea e rivendicano il diritto di manifestare il proprio pensiero «senza dover chiedere il consenso ad un esperto di comunicazione o ad un capo politico». «Avremmo potuto difendere, senza farci domande, la posizione del ‘partito’ e dello «’staff’ e scegliere di solleticare la pancia della città, a discapito della consapevolezza dei nostri concittadini, ma noi non siamo né abbiamo mai voluto essere questo – proseguono ancora i tre dissidenti – Oggi sembra ci venga richiesto di raggiungere il ‘consenso’ che dà il ‘potere’ privilegiando una comunicazione da televendita, a scapito dei contenuti e della necessità di capire e approfondire».

Alla fine dello scorso anno nel M5S genovese s’era consumata una frattura sulle modalità della formazione delle liste elettorali per le prossime elezioni politiche. Da una parte c’era chi, come i tre oggi fuoriusciti, chiedeva un percorso «partecipato», dall’altra chi chiedeva che a decidere la modalità fossero gli «organi preposti del M5S». Cioè lo «staff» e il sistema informatico Rousseau, gestito da Casaleggio Jr. assieme a Max Bugani, consigliere comunale bolognese che in questi giorni deve fronteggiare un’altra piccola ondata di abbandoni. Lasciano consiglieri dei comuni della provincia come San Giorgio di Piano, Minerbio, Monterenzio, Castel San Pietro, Budrio e dai consigli di quartiere di Bologna. Anche loro rivendicano di essere coerenti ai valori delle origini, e di non voler assecondare un nuovo corso che rappresenterebbe una specie di mutazione genetica.

Bologna e l’Emilia sono spie importanti della tendenza grillina. È qui, nella Regione dei primi successi elettorali, che nel M5S si registrò la prima epurazione eccellente (il consigliere comunale e pioniere del M5S Valentino Tavolazzi, colpevole di chiedere un’assemblea nazionale del Movimento), oltre a Federico Pizzarotti, alla consigliera bolognese Federica Salsi e al consigliere regionale Giovanni Favia. Ed è sempre qui che opera la senatrice Elisa Bulgarelli, che da tempo parla del M5S da separata in casa. «Il Movimento – scrive su Fb Giorgio Paglieri, consigliere a San Giorgio di Piano – ha dimostrato di avere un modo discrezionale di interpretare le regole».