Una faida a 5 stelle. Accuse di brogli, favoritismi, dossieraggi. È bufera nell’arcipelago grillino. Con lo spettro di non presentarsi affatto alle imminenti comunali di Reggio del 26 ottobre. Dove si fronteggiano ben tre liste per accaparrarsi la preziosa certificazione dello staff di Grillo. Ad avanzare il rischio forfait è la deputata reggina Federica Dieni che sul suo blog, ospitato dal sito di Beppe Grillo, tratteggia uno scenario di incertezze. «È il caso di ricordare che non siamo un partito e quindi non ci sono vertici che decidono leader e liste nelle elezioni locali. Siamo un’aggregazione di cittadini e sono quindi i cittadini a decidere. A Reggio il nostro staff ha ricevuto 3 richieste di certificazione per altrettante liste. Al momento, quindi, non è possibile dire se il movimento sarà presente alle elezioni».

Le liste che si contendono il brand corrispondono ai tre meet up cittadini: 162, Reggio Calabria a 5 Stelle e Reggio 5 Stelle. Insomma, un marasma. Nulla, però, a confronto di quel che accade in vista delle regionali del 23 novembre dove volano gli stracci. Mercoledì sono usciti i risultati delle «regionarie 2014» per stabilire i componenti della lista, che ieri hanno scelto Cono Candelmi, avvocato catanzarese, candidato a presidente. Ma più che «regionarie» sono state legionarie, con fazioni in lotta a menare colpi bassi. Bersaglio numero uno è la zarina a 5 stelle, Danila Nesci, da Tropea.

ontro di lei accuse di parentopoli per la candidatura del fratello Diego. Lo stesso polverone che l’aveva investita ai tempi del suo inserimento in lista per la Camera, per il suo fidanzamento con Riccardo Nuti, palermitano, eletto in Sicilia, nipote diretto del guru Casaleggio, e già capogruppo a Montecitorio. Questo nonostante Grillo avesse lanciato la sua fatwa: «Nessun deputato o senatore faccia campagna elettorale per questo o quel candidato alle regionali». Ma lo stillicidio di veleni rischia di finire in tribunale. È Francesca Chirillo, catanzarese, iscritta da anni al 5 stelle del capoluogo, a minacciare le vie legali per essere stata esclusa dalle. «Ho inviato la mia candidatura avendo tutti i requisiti, ma quando sono andata ad esprimere il mio voto ho visto che il mio nome non c’era.

ualcuno sa dirmi il perchè?». Per Chirillo «nel partito è in atto ormai da tempo una lotta intestina. Alcuni attivisti, che si comportano da gerarchi, hanno creato un mostro, peggiore della vecchia politica». Il riferimento è allo scontro tra le due fronde che fanno riferimento al senatore Nicola Morra, cosentino, già capogruppo a Palazzo Madama, e alla deputata Nesci da una parte, al senatore Francesco Molinari, di Montalto, e al deputato cosentino Francesco Barbanti, dall’altra. Nesci accusa Molinari e Barbanti di essere fuori linea rispetto alle politiche sui rifiuti, alla questione dell’arsenale siriano transitato al porto di Gioia, sulla lotta alla’ndrangheta. Molinari, a sua volta, lancia anatemi contro coloro che «fanno circolare dossier contro di me preannunciandomi una calata di corvi per colpirmi».

Si parla di meet up creati ad arte per screditare e gettar fango. «Ma pupi e pupari hanno fatto male i loro conti» avverte. Ma non finisce qui. Il deputato M5S Girolamo Pisani, da Salerno: «La ‘ndrangheta potrebbe infiltrare le nostre liste in Calabria».