Se si stacca la “spina” dell’elettricità, si accendono i riflettori su tutto Forte Marghera, 48 ettari fra l’ultimo lembo di Mestre e le prime avvisaglie della laguna. È il complesso militare dismesso, proprietà del Comune di Venezia che lo ha affidato in gestione a Marco Polo System. Un polmone verde con edifici, capannoni e spazi che in questi anni è diventato l’embrione di un «parco del contemporaneo», luogo di ritrovo ma anche laboratorio culturale autogestito.

Proprio il Padiglione Palmanova (mille metri quadri di un’ex tipografia dal 2007 diventata atelier) rischia di chiudere: «Si avvisano eventuali utilizzatori dell’edificio, non soggetti a convenzione con Marco Polo System o il Comune che il giorno 17 settembre si procederà allo stacco della fornitura elettrica» recita la laconica comunicazione che ha innescato la miccia sulla polveriera della convivenza all’interno di Forte Marghera. Allarme rientrato, perché ieri pomeriggio è arrivata la conferma: nessuna interruzione della fornitura elettrica. Tuttavia «qualsiasi responsabilità civile e penale dovesse derivare a persone e cose per le attività svolte all’interno sarà riconducibile ai soggetti presenti all’interno». Un armistizio, in buona sostanza.

Ma le associazioni eve ar:v. e C32-Live Arts Cultures restano sul piede di guerra. Nessuna intenzione di rinunciare alla loro attività di sperimentazione nell’arte contemporanea né di cedere alle richieste della Marco Polo System. Anzi, hanno chiesto al Comune (commissariato dopo lo scandalo Mose) di sollevarla dalla gestione del capannone numero 35, dove per altro operano anche altri gruppi. «Crediamo che la responsabilità della situazione (…) dipenda in primo luogo dalla gestione di MPS. Per bocca del suo amministratore delegato Pietrangelo Pettenò, che è anche consigliere regionale Prc, afferma di non volersi più assumere alcuna responsabilità relativamente alla presenza di soggetti non regolamentati» sostengono in un comunicato.

Difendono sette anni di lavoro di una realtà artistica riconosciuta anche a livello internazionale. E puntano il dito: «MPS ha raccolto finanziamenti a ogni livello per la messa a norma e lo sviluppo di progetti al Forte, anche attraverso la nostra presenza. Chiunque può rendersi conto dello stato approssimativo di conservazione dell’area». Insomma, alla vigilia della campagna elettorale sembra divampare una sorta di guerra sul destino del “campo trincerato” eretto dagli austriaci intorno al Canal Salso.

Oggi, dunque, le luci si riaccendono anche se il contenzioso resta aperto. Da parte sua, Pettenò evidenzia l’altra faccia della medaglia: «Fin dall’autunno scorso l’amministrazione di Ca’ Farsetti attraverso la direzione del Settore Patrimonio ha “rivendicato” la proprietà e non rinnovato la convenzione della ristorazione all’interno del Forte. MPS conserva la concessione, ma non può accollarsi rischi che non competono». Nel caso specifico del capannone 35, problemi di sicurezza.

Nel frattempo, su Forte Marghera investono con decisione Regione e Università. In arrivo due milioni di euro cofinanziati dall’Europa per “rigenerare” attività di ricerca e interventi culturali con 1.700 metri quadri a disposizione di un’esperienza-pilota che – almeno sulla carta – sarebbe unica, non soltanto per il diretto coinvolgimento della “rete” di Atenei del vecchio continente interessati a lavorare fra terra smilitarizzata e laguna da tutelare…