Musica in strada, in luoghi aperti all’interno dell’ex Mattatoio di piazza Giustiniani, fra la gente, in una voluta fusione tra allievi e maestri, dilettanti e professionisti, adulti e bambini, generi e stili. Così la Scuola Popolare di Musica di Testaccio ha festeggiato i suoi primi quarant’anni in una città assolata, percorsa dal vento e dalla tradizionale maratona.

Al passaggio degli atleti, nella mattinata del 10 aprile, la SPMT ha interagito con i suoni della sua Banda (diretta da Silverio Cortesi), con la Strabanda (guidata da Paolo Montin), la TJOrchestra capitanata da Antonello Sorrentino e l’Orchestra di Musica Tradizionale condotta da Adriano Dragotta. La manifestazione è continuata nel pomeriggio con vari interventi sonori nell’androne e nei viali dell’ex Mattatoio, alla presenza di un pubblico via via crescente, fitto di vecchi e nuovi studenti e maestri, un vero spaccato di una scena sonora fortemente connotata.

Pur essendo evidente la presenza di una generazione (ormai tra i cinquanta ed i sessant’anni) che ha materialmente inventato, costruito ed animato la straordinaria esperienza didattica e culturale della SPMT, si può ben affermare che non si è trattato di una “manifestazione resistente”. Intendo dire che non è stato un raduno di “testimoni del tempo passato” quanto la concreta testimonianza – trasversale a più generazioni – di come si possa coerentemente portare avanti un’idea di formazione e pratica sonora che conserva uno spirito libertario ed umanistico, che mette al centro dell’esperienza la musica come elemento basilare della formazione. La musica senza limiti, in un arco stilistico che va dal canto contadino al jazz, dalla musica popolare alla classica. Illuminante, in questo senso, i filmati proiettati nella Sala Concerti della scuola dove erano spesso protagonisti giovani e giovanissimi con la loro voglia di far musica, scoprire e stupirsi.

Il pomeriggio, si diceva, è stato animato dal coro dei bambini (diretto da Tullio Visioli e Maria Grazia Bellia), dalla Banda Vocale di Patrizia Rotonda, dai cori condotti da Renzo Renzi, dai “Modi del Canto Contadino” che Giovanna Marini (colonna portante della SPMT) non ha potuto dirigere per un lieve incidente, dal coro gospel guidato da Sonia Cannizzo e dalla formazione Under 18 di e con Piero Quarta. Due momenti sono apparsi altamente significativi in questo quarantennale. L’Orchestra Aperta magneticamente diretta da Eugenio Colombo (altro cardine dell’esperienza testaccina) ha artisticamente condensato la filosofia sonora della SPMT. Disposti in un vasto circolo, i musicisti sono stati dislocati per sezioni strumentali che univano maestri e studenti, professionisti e dilettanti in un anarchico fondersi di livelli tecnici ed espressivi. Colombo, dopo una breve introduzione, ha condotto la grande formazione (almeno cinquanta strumentisti) in due brani usando gesti convenzionali (e non) analoghi alle “Conduction” di Butch Morris ma in totale autonomia ed originalità rispetto a quella esperienza. L’Orchestra Aperta ha, in questo modo, viaggiato in territori sconosciuti secondo combinazioni timbriche e ritmiche, soffermandosi su riff e pedali, suonando in fortissimo e in pianissimo, tra il divertimento e la tensione creativa generali con la direzione “sciamanica” e corporea di Eugenio Colombo.

Altro episodio simbolico il montaggio di foto “quarantennali” proiettato all’interno della Sala Concerti. Tra gli scatti in bianco e nero e a colori, disposti in modo non cronologico, sono passati tanti protagonisti dell’esperienza testaccina (Bruno Tommaso, Martin Joseph, Danilo Terenzi, Antonello Salis, Sandro Satta…), gli stabili occupati e risistemati, le decine di manifestazioni di piazza nel quartiere e nella città, la didattica innovativa e collettiva… Un autentico patrimonio che resta memoria ma non si fa museo e vuole – in una Roma ed in un’Italia profondamente cambiati rispetto al 1976 – guardare avanti mantenendo i propri valori. Auguriamo alla SPMT altri quarant’anni.
Luigi Onori