Il parlamento giapponese ha ratificato l’accordo di Partenariato Transpacifico (Tpp).  L’accordo è il «gioiello» di politica commerciale di Obama, fulcro della sua politica di ribilanciamento della potenza americana verso l’Asia, e ha già ricevuto lo stop di Trump, neoeletto alla presidenza degli Stati uniti, che lo ha ripetutamente attaccato.
Abe, nonostante ciò, sembra crederci ancora e ha spinto, così, la ratifica attraverso questa sessione della Dieta. Soprattutto ne ha bisogno per imporre le riforme economiche che il paese, e la base del suo partito, ha difficoltà a digerire.

Il successo della tanto blasonata «Abenomics», la politica economica di Abe, passa anche dal successo della politica commerciale multilaterale portata avanti nei suoi anni di governo.

L’«Abenomics» si basa su tre pilastri: iniezione di moneta da parte della Banca Centrale per sostenere l’inflazione; aumento della spesa pubblica e degli investimenti; e infine, riforme strutturali del sistema economico in senso neoliberale. Proprio questo terzo pilastro è in stallo e Abe ha bisogno della copertura del trattato internazionale per costringere al cambiamento quei settori che tutto sommato preferiscono lo status quo, per quanto sclerotico.

Per i critici del Tpp, questo sarebbe solo una scusa per plasmare un Giappone sempre più ad immagine degli Stati uniti, importandone non solo beni e servizi, ma anche molte regole. Il Tpp prevede l’abolizione progressiva dei dazi doganali su un vasto numero di prodotti industriali e agricoli. Inoltre, fissa delle norme comuni di produzione e commercializzazione.
Per i sostenitori genererebbe un intenso volume di scambi tra i firmatari e difenderebbe i diritti dei lavoratori e la tutela dell’ambiente tramite standard comuni.

Per i critici la concorrenza sarebbe solo al ribasso e l’unica tutela sarebbe quella concessa alle imprese. Abe ha strappato agli altri leader dei paesi firmatari la promessa di continuare a sostenere l’accordo, anche se senza gli Usa il trattato è monco e non può nemmeno entrare in vigore.

Altre opzioni sul tavolo di Abe ci sono, ma ad altre condizioni. La settimana prossima i rappresentanti di Giappone e Unione Europea si incontreranno per negoziare una base di accordo di libero scambio.

Un’altra opzione è il trattato «Rcep», ovvero il Regional Comprehensive Economic Partnership, ancora in fase di negoziazione, con al centro la Cina e senza gli Usa, proprio quello che Abe preferirebbe evitare.