In appena 24 ore, tra martedì e mercoledì mattina le autorità greche hanno registrato 766 nuovi sbarchi, in gran parte sull’isola di Lesbo. Quasi il quadruplo rispetto a lunedì, quando altri 192 migranti avevano solcato l’Egeo raggiungendo le isole elleniche. Se ancora serve dirlo, è la dimostrazione dell’inutilità dell’accordo Ue-Turchia per ridurre il traffico di esseri umani in partenza dalla costa turca. Risultato incautamente celebrato nei giorni scorsi dalla Commissione europea, rallegrata dal passaggio di soli 1000 migranti in una settimana, rispetto ai 2000 al giorno dell’ultimo bimestre.

Tuttavia, nessuno degli analisti si è preso la briga di distogliere lo sguardo dalle cifre evidenziate nei file, per mettere il naso fuori dalla finestra e riflettere sulle condizioni meteo, pessime, che per una settimana hanno spazzato l’Egeo, dalla costa turca ad Atene. Di fatto, appena il vento è calato rendendo le acque navigabili, i gommoni hanno ripreso ad annaspare in mare carichi di sventurati, salpati dalle spiagge disseminate tra Cesme e Ayvalik.

«Non si possono fermare», ribadiscono con il cipiglio di chi la sa lunga gli abitanti di Basmane, il quartiere in cui operano i trafficanti a Smirne, in Turchia. Mentre ieri è stato reso noto dalla Commissione europea il respingimento in Turchia dei primi 500 migranti giunti via mare dopo il 20 marzo. Lo spostamento avverrà lunedì 4 aprile, in linea con i tempi e i modi stabiliti dal deal, e riguarda siriani che non hanno avanzato richiesta di asilo in Grecia, poi afgani e pachistani.

Tornando a Basmane, nel cuore di Smirne, abbiamo intervistato un personaggio chiave del traffico di migranti verso le isole greche. Abu Muhammad sembra l’uomo della porta accanto. Cinquant’anni circa, viso disteso segnato da una vecchia cicatrice che contorna lievemente la parte destra, tra l’occhio e l’orecchio. Mani e unghie curate, mosse a scatti ritmando una dialettica piuttosto spiccia. Indossa un abito elegante di tessuto pettinato blu su camicia bianca aperta al collo. Dice di provenire da Mardin, nel sud del paese, ma mente. Mente sul nome, su tutto. L’appuntamento è organizzato da un ragazzo curdo (fidato) fuggito a Smirne dalle violenze del sudest. Servono quasi quattro ore prima dell’ok, ma ci siamo. «Avete venti minuti», informa il nostro tramite indicandoci una minuscola utilitaria parcheggiata lungo Fevzi Pasha boulevard, in vista della stazione ferroviaria di Basmane.

Abu Muhammad ci accoglie all’interno con una stretta di mano. Si presenta come trafficante di basso rango, ma anche qui pare che menta. È il vertice di una delle prime quattro organizzazioni di Smirne dedite al traffico di migranti verso le isole greche. Questi gruppi non collaborano tra loro, ma riescono a non farsi la guerra, del resto c’è abbastanza disperazione da gonfiare le casse di tutti.
Abu Muhammad non ha mai parlato con la stampa fino ad ora, pertanto sceglie il profilo basso. «Un pezzo grosso non girerebbe con quest’auto», spiega, ma mente. Da qualche parte nei dintorni ha lasciato la sua vera auto, un fuoristrada blindato che tutti conoscono da quelle parti, i procacciatori sguinzagliati a Basmane e i poliziotti. Meglio non dare nell’occhio. Come per un manager di azienda, anche a lui capita di aver bisogno della stampa. Per annunciare nuovi piani, o per dar senso a un momento di cambiamento. E di questo si tratta. Dopo l’accordo Ue–Ankara il clima sul litorale di Smirne è cambiato. Bisogna distogliere gli occhi da qui, far decantare la situazione per riprendere con la roulette delle attraversate sull’Egeo, cui molti restano aggrappati a due mani, arricchendosi. Mentire è la soluzione migliore.

Di vero nelle parole di Abu Muhammad ci sono i numeri, la strategia e le prospettive del business per il futuro. Inizia sentenziando la «fine di tutto», per smentirsi poco dopo, quando annuncia nuove vie, destinate a «molta gente». Si presenta con un profilo basso, poi afferma di non riuscire a «gestire tutto da solo», di aver bisogno di collaboratori. Ad ogni modo il tempo è poco, le domande si susseguono a raffica.

Come cambia il business dopo gli accordi tra Unione Europea e Turchia?

Il 99% è perso. Basta, ormai è tutto finito.

Ma nei giorni seguiti all’accordo ci sono stati molti attraversamenti. Come si spiega?

Si è vero, ma la polizia sicuramente li fermerà, mentre prima diceva che non è affar suo e lasciava passare.

Significa che ora la polizia interviene di più?

Prima era facile, adesso c’è una forte copertura da parte degli agenti.

Si dice che verranno aperte nuove vie per l’Europa, più lunghe, costose e pericolose. È vero?

L’altra via è verso l’Italia e Atene. Costerà 6000 dollari su Atene, 7 o 8000 dollari verso l’Italia. Con barche grandi.

Queste barche saranno posizionate in acque internazionali?

Con delle piccole barche i migranti verranno portati verso le barche grandi a largo. Oppure le barche grandi attraccheranno in porti dedicati, isolati, distribuiti un po’ ovunque sulla costa, da Antalya a Istanbul.

Prevedete molta gente?

Si, molta gente.

Il network dell’organizzazione di cui parliamo è qui a Izmir o è più esteso?

È come una grande azienda. Non posso gestirlo da solo, ho gente che mi aiuta in Siria, anche in Grecia. Mando parte delle persone in partenza all’uno o all’altro. Poi ci sono persone da Egitto, Afghanistan, Marocco. Se non ci fossero state il business non sarebbe mai partito.

Quante persone avete fatto passare in un anno?

In tutto circa 80 mila persone. Quest’anno non ho lavorato molto in quanto molte persone sono morte a causa di trafficanti poco affidabili, criminali senza cura per la sicurezza. Ma se uno conosce il proprio lavoro non viene ucciso nessuno in mare.

Lavora ancora o no?

Sì, ho lavorato pure quest’anno ma poco, per paura del governo perché se muore qualcuno dei passeggeri andiamo in galera per anni.

Come si dividono i soldi tra i vari membri del business?

Per esempio se il boss principale per la Grecia chiede 5.000 dollari per il passaggio sulle barche grandi e io porto delle persone, prendo 1.000 dollari a persona. Se invece io prendo una barca grande e la riempio di passeggeri, allora io sarò il boss. Chi ha i soldi può gestire il business.

Chi sono esattamente i trafficanti?

La maggior parte di loro lavorava per il governo, poi hanno perso il lavoro e si sono messi in questo business… Ma ci sono anche ingegneri, avvocati, ufficiali pubblici, poliziotti.

L’accordo UE-Turchia durerà a lungo o è momentaneo?

Tutta la questione è nelle mani dell’Europa. Se Bruxelles vuole, durerà, altrimenti sarà interrotto.