Probabilmente l’ha chiamato il suo vecchio amico Babbo Natale e Greg Lake se ne è andato lassù, tra il Polo Nord e l’Eldorado dei grandi musicisti, ritrovando il suo compagno d’avventure, Keith Emerson, morto alcuni mesi fa negli Usa per un colpo d’arma da fuoco (probabilmente suicidio). Nel 1975, nemmeno trentenne, già ricco e famoso, Lake aveva composto con le parole del sodale Pete Sinfield, I believe in Father Christmas, una canzoncina ricca di arpeggi di chitarra e immagini tradizionali, che andò in testa all’hit parade inglese ed è diventata un classico nel repertorio natalizio.

«Volevo recuperare il senso spirituale della festa. Anche a noi piace godercela e passare la serata con una dozzina di pinte di birra e una confezione di Baileys – confessò allora, riferendosi anche allo sfarzo esibito del gruppo Emerson, Lake & Palmer all’apice del successo, negli States arrivavano negli stadi all’aperto su tre elicotteri diversi – ma è più importante privilegiare il contatto umano e visitare qualcuno che è solo. Non abbiamo avuto intenzioni commerciali nella nostra carriera. Ci piaceva molto fare la nostra musica ma ognuno vuole sapere come ci si sente a ricevere le royalties milionarie per i nostri dischi, che sono apparentemente recapitate dalla slitta di Babbo Natale, dopo una lunga giornata andando su e giù per i camini delle case».

Aveva 69 anni, era nato a Bournemouth, Uk e viveva a New York dove combatteva da tempo col cancro. Chitarrista, bassista e cantante aveva cominciato a studiare chitarra a 12 anni e poi aveva collaborato da teenager con Robert Fripp in diversi progetti giovanili inconcludenti prima di trovare la via giusta con l’album di debutto dei King Crimson, In the Court of the Crimson King, una pietra miliare nell’emergente stile progressive, ricco di accenti sinfonici e ambienti jazzati, dove la voce calda e avvolgente di Gregory Stuart Lake raggiungeva vette di intenso lirismo, in brani indimenticabili come I talk to the wind, Epitaph e 21st Century Schizoid Man.
Nel gruppo insieme a lui e Fripp, c’erano Ian McDonald, Peter Sinfield e Michael Giles. Trainato anche dalla partecipazione al concerto di Hyde Park del luglio 1969 come band di spalla dei Rolling Stones, il disco ebbe successo e fu una grande novità nel panorama musicale dell’epoca. Lake partecipò anche alle registrazioni del secondo album, In the wake of Poseidon, ma aveva di fatto già lasciato la band per formare il supergruppo E, L & P col tastierista Keith Emerson dei Nice e il batterista Carl Palmer degli Atomic Rooster.

La loro strabiliante esibizione dal vivo all’Isola di Wight – uno spettacolo che, come mai prima d’allora, trasformò un’esibizione rock in uno show teatrale – è l’inizio di un cammino trionfale segnato da alcuni album passati alla storia del rock come Tarkus, Trilogy e Pictures at an Exhibition, rilettura in chiave rock dei «Quadri di un’esposizione» di Mussorgsky, con lunghi brani strumentali e parti cantate dove rifulge il virtuosismo dei tre musicisti, celebrati anche da un film-concerto.
Canzoni come Lucky man o Take a Pebble sono capolavori di ispirazione e lirismo. Il gruppo dai fantastici light show e con una carica d’energia trascinante visse fino all’inizio degli anni ’80, incidendo una dozzina di ellepì, vendendo oltre 48 milioni di dischi nel mondo ma additato dai rivoltosi punk come «stucchevole classicismo rock». Greg Lake ha pubblicato tre album da solista (ma ha collaborato con Dylan, Ringo Starr e gli Who) ed è ricordato anche per la sua attività di produttore musicale: negli anni Settanta infatti con l’etichetta «Manticore» produsse due gruppi progressive rock italiani, la Premiata Forneria Marconi e il Banco del Mutuo Soccorso, proponendoli per il mercato internazionale.

Nel 2010, un ritorno in grande stile sulla scena mondiale, ancora con Keith Emerson, lo aveva portato a compiere un giro di concerti fra Usa, Giappone ed Europa. E subito dopo, un’altra tournée di grande successo, sorta di omaggio alla sua intera carriera, lo aveva visto pure in Italia. Nel gennaio scorso, il Conservatorio Nicolini di Piacenza gli aveva attribuito la laurea ad honorem .
«I wish you a hopeful Christmas/ I wish you a brave new year/ All anguish, pain and sadness/ Leave your heart and let your road be clear/ They said there’ll be snow at Christmas/They said there’ll be peace on earth». Cantala ancora, Greg.