Il filo conduttore della quarantunesima edizione de la Musica dei Popoli, festival dedicato alla world music, sono le «destinazioni sonore». Definizione che serve di fatto a «tenere» generi molto distanti tra loro, dall’etno della maliana Fatoumata Diawara – che ha aperto la manifestazione il 24 settembre – al soul della Earth Wind & Fire Experience di Al Mckay di scena il prossimo 17 ottobre all’ObiHall di Firenze. Ovvero una delle due incarnazioni della band che seppe nei settanta trasformare la black music e tutti i suoi elementi principali – soul, r&b, blues, jazz e per un breve periodo anche la disco – in un un coloratissimo spettacolo dove tutti gli elementi trovavano la giusta collocazione.

Equilibrio fragile, destinato a spezzarsi e a finire nelle aule dei tribunali, con il risultato di avere due identità distinte: a Maurice White (morto a marzo) la titolarità del nome della band, dall’altra «l’esperienza» del gruppo portata avanti da Al McKay, coautore di molte hit, su tutte September (1978). Una «tradizione» – quella targata EW&F – che dura da quarant’anni: «Da che cosa è determinata questa longevità? – spiega McKay – penso che soprattutto si tratti di buona musica. La mia generazione l’ha suonata per un pubblico giovane che l’ha proposta con successo ai figli. Insomma, una grande famiglia». Sull’inevitabile domanda sulla scissione del «marchio», puntualizza: «Maurice White è stato il creatore e il leader degli EW&F, AllMcKay All Stars è la mia band che suona la musica degli EW&F insieme alle canzoni che ho scritto a quattro mani con Maurice».

Arrangiamenti calibratissimi e fantasiosi sono il marchio di fabbrica dell’ensemble chicagoano: «È stato il frutto di un momento di forte creatività unita alla perizia di musicisti dall’alto tasso tecnico capaci di suonare anche partiture complesse e sofisticate». Nella seconda metà dei ’70 anche gli EW&F vengono contagiati dall’onda disco…: «Verissimo, un periodo divertente dove la gente pensava solo a divertirsi. Nessun conflitto, erano i rutilanti anni settanta…».

Il mondo della black music è profondamente cambiato, ora è il rap a dominare la scena. Ma artisti come Drake, Frank Ocean citano a ripetizione la vecchia scuola: «Mi fa molto piacere, perché l’hip hop è diventato il nuovo r’n’b, una sorta di rock’n’roll suonato con l’uso di batterie elettroniche e campionamenti. E soprattutto uno stile capace di unificare più generazioni, nere bianche, gialle. Mi piace».