Sempre sorridente, sempre gentile con tutti. Compresi i cronisti. Se non fosse già un felice capofamiglia, Pippo Civati sarebbe il fidanzato ideale per le mamme che hanno una figlia da maritare.
Ma per cercare di mettere insieme la variegata e non di rado conflittuale sinistra italiana, l’ex golden boy della sinistra piddina ha scelto la strada della fuga da lontano. Sarà l’eco del Tour de France che si sta svolgendo in contemporanea al «Politicamp» civatiano, e che riecheggia memorie di imprese epiche sulle asperità alpine e pirenaiche.

O forse Civati, conscio di non avere una grande squadra a sostenerlo in corsa – caratteristica comune di tanti aspiranti leader alla sinistra del partitone democratico – calcola di raccogliere strada facendo dei compagni d’avventura.

Come, ad esempio, alcuni onorevoli ex pentastellati saliti sull’erta della Limonaia di villa Strozzi per questa tre giorni di discussioni, con tavoli tematici che spaziano dal lavoro all’emergenza casa, dalla legalizzazione della cannabis allo sviluppo sostenibile.

Manca il tavolo sui referendum per cancellare le tante malefatte del governo. Ma solo perché sono già stati scodellati. Presentati in Cassazione a tambur battente.

E comunque, all’ombra del parco di via Pisana dove ci si ripara come possibile dalla aria rovente di questi giorni fiorentini, l’argomento più gettonato è proprio quello. I referendum. Sulla tempistica dei quali il coprotagonista della prima Leopolda renziana non arretra: «Capisco l’agosto in mezzo ma è arrivato il momento di partire, la gente ci verrà dietro. Dobbiamo partire subito, e far emergere che un’altra politica a sinistra è possibile». Fuga per la vittoria?

Fra i tanti ospiti di «Politicamp» già arrivati o in arrivo – Pastorino, Cofferati, Fassina – c’è anche Nicola Fratoianni. Il coordinatore di Sel dà voce pubblica a quello che da inizio luglio viene detto in privato a Civati: «Se partiamo ora, le norme ci impongono di presentare le firme entro il 30 settembre, e abbiamo l’agosto in mezzo. Sarebbe meglio prendere tempo, per capire se altri possono aggregarsi».

Nelle parole di Fratoianni c’è la memoria del flop della scorsa estate, quando pure ad agitare le acque referendarie era stata la corazzata Cgil con i suoi cinque milioni e mezzo di iscritti.

E c’è anche la naturale arrabbiatura di chi ha visto annaspare troppi uomini soli al comando, per riperpetuare antiche procedure.

Bontà sua, il Pippo nazionale del nuovo secolo ha concesso qualcosa al mondo della scuola, furibondo per la fuga in avanti («prenda le distanze dalle pratiche autoreferenziali del suo ex alleato Renzi»), e conferma che da otto i referendum sono diventati «sette più uno». Oltre però non si va: «Voglio che decidano i cittadini, per questo chiediamo i referendum. Non vogliamo rappresentare una piccola sinistra. Sel ha deciso di fare un proprio percorso, con l’incontro di ottobre. Mentre noi abbiamo fatto una proposta, perché Possibile non è solo un movimento che ho promosso, è anche una domanda agli altri partiti della sinistra: io ho lasciato il Pd, loro lasciano qualcosa, qualche sigla?».

Intanto qualcosa Civati ha smosso. Dopo essere stato intervistato dal Fatto Quotidiano (titolo: «Sui referendum sono solo»), e aver avuto l’endorsement del giornale che anzi ha lamentato l’assenza pentastellata dalla pugna referendaria, la presenza alla Limonaia di altri senzatetto politici come Tancredi Turco, Eleonora Bechis, Fabrizio Bocchino, Massimo Artini e Marco Baldassarre, espulsi dal M5S e fondatori a Montecitorio di «Alternativa Libera», fa prefigurare uno schema d’azione.

Confermato dalle parole del tessitore: «Dobbiamo allargare lo spazio alla sinistra del Pd, qui ci sono persone che vengono da tutte le parti, con una carta comune che abbiamo chiamato ‘Patto repubblicano’». Obiettivo: «Costruiamo insieme un gruppo dirigente in cui ognuno conta qualcosa».

Nel mentre arrivava l’appoggio ai referendum di Antonio Ingroia: «Se sarà ammessa la raccolta delle firme, Azione Civile offrirà volentieri il suo contributo per raggiungere l’obiettivo del mezzo milione, con banchetti propri e insieme agli altri promotori».