«L’isola di Tiran è dentro le acque territoriali egiziane, chi cercherà di violare la nostra sovranità si metterà contro l’Egitto e il popolo arabo». Evidente il riferimento a Israele fatto dal presidente egiziano Gamal Abdel Nasser, in un celebre discorso. Non molto tempo dopo l’annuncio di Nasser della chiusura degli Stretti di Tiran, all’imbocco del Golfo di Aqaba, diede a Israele il motivo (o il pretesto) per lanciare nel giugno 1967 l’attacco a sorpresa contro Egitto, Giordania e Siria passato alla storia come Guerra dei Sei Giorni. Quasi 50 anni dopo il generale e presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi scrive un’altra pagina di storia, completamente diversa. Cede Tiran e la vicina isoletta di Sanafir all’Arabia saudita in segno di gratitudine per i generosi investimenti e finanziamenti da oltre 20 miliardi di dollari che gli ha promesso re Salman.

Il passo coinvolge Riyadh nell’accordo internazionale di pace del 1979 tra Israele ed Egitto raggiunto a Camp David. Israele infatti restituì all’Egitto, assieme al Sinai, le due isolette, ottenendo accordi di navigazione che, stando alle indiscrezioni, l’Arabia saudita si è ora impegnata a rispettare. Di fatto è un primo accordo indiretto tra Riyadh e Tel Aviv, già fortemente unite dalla comune avversione all’Iran. Questo sviluppo arriva a pochi giorni di distanza dal diffondersi di nuove indiscrezioni sull’intenzione dell’Amministrazione Obama di ritirare, per ragioni di sicurezza, i militari Usa della Mfo (Multinational Force and Observers), il contingente internazionale dispiegato nel Sinai per monitorare gli accordi tra Israele ed Egitto. Proprio sull’isola di Tiran c’è una postazione operativa remota della Mfo, la la Op3-11

La cessione di Tiran e Sanafir sarebbe un «accordo di delimitazione delle frontiere marittime» con l’Arabia saudita raggiunto, ha spiegato il Cairo, dopo più di sei anni e 11 riunioni di confronto fra esperti che avrebbero dimostrato che le due isole si trovano all’interno delle acque territoriali dell’Arabia Saudita. L’intesa, una delle tante firmate durante la visita al Cairo di re Salman in corso da giovedì, consente all’Egitto di «utilizzare acque condivise del Mar rosso per escavazioni di risorse naturali». Le due isole appartenevano all’Arabia saudita che però nel 1949 le lasciò occupare dall’Egitto, pare, nel tentativo di ostacolare i movimenti navali israeliani nel Golfo di Aqaba.

Nel 1967 Israele occupò Tiran e Sanafir. Le evacuò in cambio del passaggio delle sue navi nel Canale di Suez e del riconoscimento degli Stretti di Tiran come via di navigazione internazionale. Stando ad alcune voci, Israele, informato da tempo sulle trattative in corso tra il Cairo e Riyadh, avrebbe dato il via libera. Netanyahu si rende conto dell’importanza diplomatica di un accordo che vede l’Arabia saudita, con la quale Israele non ha relazioni diplomatiche ufficiali (ma mantiene una intensa collaborazione dietro le quinte), farsi garante di un accordo internazionale che rappresenta il primo riconoscimento arabo dello Stato ebraico.

Al Sisi non ha fatto i conti con i sentimenti del suo popolo che considera quei due pezzi di granito all’ingresso del Golfo di Aqaba parte integrante del territorio nazionale e con un elevato valore strategico. Senza dimenticare che la quesione di Tiran e Sanafir si aggiunge alle perplessità di molti, soprattutto gli ambientalisti, per il progetto di re Salman che prevede la costruzione di un lungo ponte che collegherà il territorio saudita al Sinai egiziano. Sulla stampa si è scatenato un acceso dibattito mentre sui social è stato lanciato #Egypt_is_not_for_sale come hashtag virale.

Tanti egiziani considerano l’accordo tra al Sisi e re Salman un cedimento alla ricca petromonarchia del Golfo per i soldi che porterà all’Egitto. Decine di persone hanno manifestato contro l’intesa in piazza Tahrir (due arresti) e un noto esponente politico, Khaled Ali, vuole un referendum popolare e ha presentato un ricorso al Tribunale amministrativo per annullare l’accordo sulla demarcazione dei confini. Per l’ex candidato nasseriano alle presidenziali, Hamedin Sabahi, l’accordo non è valido. «Il defunto presidente Gamal Abdel Nasser disse che quelle isole sono egiziane…Non vogliamo entrare in conflitto con i sauditi ma ribadiamo la proprietà di quelle isole dove l’Egitto ha perso dei martiri per combattere contro i sionisti (israeliani)». Caustico il comunicato dei Fratelli musulmani: «Nessuno ha il diritto di abbandonare le proprietà e le risorse del popolo egiziano in cambio di un pugno di dollari o del sostegno alle pratiche governative di omicidi, detenzioni, violazioni e sparizioni forzate».