È iniziato ieri il primo processo contro 29 poliziotti accusati di aver partecipato al fallito golpe del 15 luglio scorso. L’udienza si è svolta dentro la prigione che ospita l’alta corte penale di Istanbul, la stessa del maxi processo per il caso Ergenekon: 25 imputati sono tuttora detenuti, uno è fuggito e gli altri 4 sono liberi su cauzione. L’obiettivo della magistratura – ampiamente controllata dal governo – è dimostrare i legami dei golpisti con l’imam Gülen, ex spalla del presidente Erdogan e oggi nemico numero uno.

L’accusa mossa ai 29 poliziotti è aver disobbedito all’ordine di difendere il palazzo presidenziale di Istanbul, nella pratica aver disertato. Il rischio è alto: tre ergastoli a testa per 21 di loro, tra 8 e 15 anni di prigione agli altri 8 ufficiali. Restano ancora lontani da un’aula di tribunale i vertici militari sospettati di aver ordito il golpe: dovranno attendere il prossimo anno quando – aveva detto il governo – sarebbe stata pronta una corte speciale capace di ospitare l’alto numero di imputati.

Sono oltre 1.200 le persone già accusate di un qualche crimine legato al putsch, 41mila quelle agli arresti e 101.800 quelle indagate, sospese dal lavoro o licenziate.