«Non vedo ragioni per cui non si debba più parlare del Ponte sullo Stretto – aveva detto Angelino Alfano, qualche giorno fa– e noi in Parlamento presenteremo una proposta di legge per realizzarlo. So che la sinistra si opporrà. Ma accadrà come con la riforma dell’articolo 18: dicevano che avevamo lanciato un dibattito ferragostano, e tutti sanno com’è andata a finire».

Detto, fatto e i foschi presagi del ministro sembrano, d’un tratto, avverarsi. Inaspettatamente il governo ritira fuori dal cilindro un progetto, cestinato da tempo, come quello sul ponte di Messina.

È stata una giornata convulsa in aula ieri a Montecitorio.

«Il Ponte sullo Stretto di Messina deve essere considerato un capitolo chiuso per l’attuale governo. Piuttosto si proceda ad avviare ogni iniziativa volta all’ammodernamento e al potenziamento del sistema dei trasporti calabrese allineandolo con quello degli altri territori europei». Queste le sollecitazioni contenute in una mozione presentata alla Camera da Sel (primo firmatario Franco Bordo) che doveva essere messa ai voti.

Sennonché il rappresentante del governo, Umberto Del Basso De Caro, sottosegretario alle Infrastrutture, invece di esprimere parere favorevole sugli impegni della mozione presentata da Sel, e confermare che la realizzazione del Ponte rappresenta realmente una pagina chiusa per il governo Renzi, cosa fa? Chiede inizialmente a tutti i gruppi parlamentari di espungere dalle loro mozioni gli impegni relativi alla realizzazione del Ponte, «trattandosi di argomento talmente complesso su cui rispondere che si deve necessariamente rinviare ad altra data per capire qualcosa. Bisogna svolgere i necessari approfondimenti». E poi suggerisce la riformulazione di un’analoga (ma di segno contrario) mozione di Ncd (prima firmataria Dorina Bianchi).

Nel nuovo testo suggerito da Del Basso De Caro, il Governo si impegna a «valutare l’opportunità di una riconsiderazione del progetto del Ponte sullo Stretto come infrastruttura ferroviaria previa valutazione e analisi rigorosa del rapporto costi-benefici, come possibile elemento di una strategia di riammagliatura del sistema infrastrutturale del mezzogiorno».

Con questa mozione dei centristi (che passa con 289 voti favorevoli e 98 contrari, 21 astenuti) il governo riapre, così, il dossier e, da un giorno all’altro, preconizza file di treni che attraversano questo immaginifico ponte.
Contro ogni logica e, soprattutto, contro natura per chiunque rammenti i tanti studi tecnici dove sono svelate le cause geologiche della natura sismica dell’area.

Il voltafaccia del governo scatena la netta opposizione di Sel. «Non ci posso credere: dalle parti di Palazzo Chigi vogliono continuare a gingillarsi con il ponte sullo Stretto. Un’opera inutile, dannosa, delirante. Un giorno un favore a Verdini e ai suoi seguaci, il giorno successivo un favore ad Alfano e ai suoi. Davvero un cambiar verso…», twitta Nichi Vendola.

Mentre il capogruppo, Arturo Scotto, parla di «un colpo di scena degno di un thriller. Invece di impegnarsi per finire la A3 e per ammodernare il sistema viario calabrese, il Pd preferisce assecondare il ministro dell’Interno Alfano, e il suo partito Ncd, sponsor di questa opera inutile per lo sviluppo del mezzogiorno. Siamo alla farsa e alla presa in giro degli italiani. Ma Renzi lo sa?».

In effetti, la rete infrastrutturale in Calabria è da terzo mondo.

Dopo 49 anni, «il cantiere più lungo di tutta Europa», come viene definita la Salerno-Reggio, è ancora in fase di realizzazione con tratti ancora da cantierizzare o in fase di ammodernamento. Percorrendola ci si imbatte in ben 32 «lavori temporanei» e da Cosenza in giù la segnaletica sull’asfalto è inesistente e le gallerie sono senza illuminazione.

Per non parlare del trasporto ferroviario sul tratto jonico, caratterizzato da un unico binario non elettrificato, con corse operate su base regionale. E, poi, strade che crollano, ponti che si sbriciolano.

E mentre il movimento No Ponte annuncia battaglia e Alfano esulta per il «successo straordinario», nel suq governativo interviene in serata il ministro Del Rio che da Palermo reinterpreta le mosse del suo vice: «Il sottosegretario Del Basso De Caro ha semplicemente accolto l’invito fatto al governo di valutare, se lo vorremo, l’opportunità di riguardare i costi e benefici di quel progetto. Dovremo valutare ma in questo momento il dossier non è sul mio tavolo, abbiamo dossier più urgenti».

 

In attesa del ritorno di Renzi da New York.