Nel 2011, il governo Berlusconi «scelse di trasformare Lampedusa in un disastro colossale, con un danno d’immagine forse non più rimediabile». A dirlo non è l’opposizione di allora, ma il ministro dell’Interno di oggi, Angelino Alfano, che nel 2011 era a capo del ministero di Giustizia. L’isola, ha ammesso candidamente il segretario di Ncd, «fu sottoposta ad una pressione totale per dimostrare che i migranti erano lì». A quei tempi, replica il forzista Maurizio Gasparri, vicepresidente del Senato, «dava giudizi diversi». Intanto il titolare del Viminale annuncia ufficialmente la fine di Mare Nostrum, l’operazione avviata poco più di un anno fa dal governo, dopo la strage di Lampedusa del 3 ottobre 2013. Da domani invece – proprio mentre si registra l’ultima tragedia del Mediterraneo con il naufragio, al largo della Libia, di un gommone diretto verso le coste italiane nel quale si contano venti dispersi – entrerà in azione Triton, la missione di Frontex, alla quale l’Italia contribuirà con quasi la metà dei mezzi. «Una volta che partirà Triton – ha detto Alfano rispondendo al question time in Senato – sarebbe difficilmente spiegabile mantenere un’operazione d’emergenza come Mare Nostrum. Dal 1 novembre, dunque, non ci saranno due linee di protezione, una vicina alla Libia e un’altra più vicina alle acque nazionali, ma Mare Nostrum chiuderà secondo una linea d’uscita che il governo stabilirà molto a breve».