Sarà che l’appello del governatore Emiliano lanciato nel pomeriggio avrà avuto i suoi effetti. Perché in Puglia, al referendum costituzionale, ha votato il 61,72%. Basti pensare che alle elezioni regionali del 2015 che videro vincitore proprio l’attuale governatore, andò a votare soltanto il 51,15% (1.825.238 su 3.568.409 elettori potenziali) a fronte del 62,29% delle regionali del 2010: nessuno in Italia fece peggio.
Gli oltre 3 milioni 280mila elettori pugliesi hanno votato in 4.022 sezioni nei 258 comuni sparsi su tutto il territorio regionale. Anche la Puglia, come il resto della penisola, era divisa dal referendum con i due leader del Pd, Michele Emiliano e Antonio Decaro (sindaco di Bari), schierati su fronti contrapposti.

«Sud fai sentire la tua voce. Al nord sono già andati a votare in tanti. Andate a votare anche voi in Sicilia, Campania, Calabria, Puglia, Basilicata, Molise, Abruzzo e Sardegna. Forza!!!». Così ha scritto ieri pomeriggio il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano (Pd), che ha incitato su Facebook gli elettori meridionali ad andare a votare al referendum costituzionale, al quale il governatore ha dichiarato pubblicamente giorni fa che avrebbe votato No.

È la provincia di Bari, con il 63,78% dei voti, quella dove si è votato di più, capoluogo della Regione dove peraltro Emiliano è stato sindaco per due mandati di fila. Anche a Lecce si registra un’ottima affluenza: ben il 61,96%.
A seguire, e non sarà di certo un caso, proprio Taranto, la città dell’Ilva, sul cui futuro da tempo il governatore ha intrapreso una battaglia con il governo centrale ed in particolare con il premier Renzi: nella città del siderurgico si è recato al voto il 61,16%. Un successo se pensiamo che a Taranto l’astensionismo è in costante crescita da anni: basti pensare che alle ultime comunali del 2012 al ballottaggio per votare il futuro primo cittadino furono appena il 43%.

A Taranto il tema referendario è stato molto sentito: vuoi per lo scontro sull’Ilva, vuoi perché in caso di vittoria del «sì» l’eventuale ridimensionamento del potere decisionale delle regioni anche e soprattutto in campo ambientale, ha allarmato e non poco i tarantini dopo decenni di inquinamento e dopo ben 11 decreti per tenere in vita l’Ilva. Che nell’immaginario collettivo ha voluto significare una scelta precisa dei vari governi che si sono succeduti dal 2012 ad oggi: porre l’attività produttiva del siderurgico al primo posto anche rispetto alla tutela della salute e dell’ambiente.

Buona l’affluenza anche nelle altre province pugliesi: nella BAT (Barletta, Andria, Trani) ha votato il 61,76%; a Brindisi il 60,2% mentre a Foggia ha votato il 58,65%.