Lacrime e bandiere al vento, e ambasciate aperte in tutti i paesi per ricevere messaggi di condoglianze. L’America latina ricorda Fidel Castro con manifestazioni e convegni, e i movimenti si stringono intorno all’isola, ora sotto minaccia di nuove aggressioni. Le dichiarazioni di Trump, supportate dai falchi di Miami, allarmano il continente, che le respinge con forza e invita alla vigilanza. Intanto, è partito il killeraggio mediatico di nani e avvoltoi, pronti a banchettare sulle presunte ceneri del socialismo cubano, subito dopo la cremazione del suo massimo leader.

IN PRIMA FILA, l’opposizione venezuelana, abituata a esercitarsi sui pronostici da «fine della storia», ben sostenuta dai suoi padrini nordamericani. I lauti finanziamenti per «sviluppare la democrazia» sono già stati approvati, c’è solo da contendersi l’osso e darsi da fare contro il «castro-madurismo» con rinnovato vigore.

È ANDATA COSÌ anche dopo la morte di Hugo Chavez, la cui scomparsa avrebbe dovuto sancire la fine del chavismo. Prima e dopo l’elezione di Nicolas Maduro si è perciò scatenato un fuoco di fila in cui i grandi poteri hanno messo mano all’artiglieria pesante: sul piano economico, finanziario e mediatico. E sul piano della violenza golpista, scoppiata la notte stessa dell’elezione di Maduro (11 chavisti morti). I primi ad essere presi di mira, allora, furono i medici cubani che lavorano nei dispensari di periferia, dove nessuno vuole andare. Le unità sanitarie vennero prese d’assalto e date alle fiamme, con il personale medico all’interno. Poi, seguirono mesi di violenza di piazza, nel 2014: 43 morti e oltre 850 feriti, quasi tutti fra le forze dell’ordine e per arma da fuoco. Ci proveranno anche a Cuba, adesso? L’allarme è alto.

NELLE PIAZZE del continente, si scende in piazza con i ritratti di Chavez e di Fidel: non sono morti, si sono moltiplicati, ripetono slogan e striscioni. In Venezuela, le commemorazioni sono partite dal Cuartel de la Montagna, dove riposano i resti di Chavez. Per visitare il feretro del leader venezuelano, per giorni vi sono state code lunghe 17 km. Il funerale di Fidel sarà altrettanto memorabile. Molti leader dell’America latina hanno ricordato il sogno della Patria grande, rinnovato nella nuova integrazione latinoamericana e stanno partendo per Cuba.

IN ARGENTINA si sono svolte imponenti manifestazioni per ricordare Fidel. L’ex presidente Cristina Kirchner ha scritto per lui una lettera commovente. In piazza anche il Cile. La Bolivia ha decretato una settimana di lutto. Il Venezuela sarà in lutto nazionale per tre giorni «per il più grande degli amici». Nel segno di Fidel, si è aperto a Caracas il XXI vertice sociale del Mercosur: una grande mobilitazione contro il tentativo di Brasile, Paraguay e Argentina di cacciare il Venezuela dall’organismo regionale, il prossimo 1 dicembre.

«I RIVOLUZIONARI del mondo che hanno avuto l’opportunità di conoscere il Comandante, esprimono come noi cordoglio, rendendo omaggio alla sua integrità e genialità di costruttore di pace», ha scritto l’Eln. La seconda guerriglia colombiana sta aspettando un segno dal governo Santos per smuovere le trattative di pace, avviate in Ecuador con l’apporto di Fidel e di Maduro.