Sabato 4 iniziano puntuali, come l’orario regolare a scuola (dato che non si può certo dire «con le prime piogge», visto che nel Nord Est piove ogni giorno, in pratica, da marzo) le Giornate del Cinema Muto numero 33, che si chiuderanno il prossimo 11 con la grande serata dedicata a Luci della città di Charlie Chaplin.
Con un decimo del budget della Festa del cinema di Roma, le Giornate organizzano anche quest’anno un festival davvero internazionale e unico al mondo, offrendo un programma che in pratica va dall’alba a notte fonda, e propone film muti accompagnati da pianisti eccellenti, orchestre, suonatori di vari strumenti e sincronizzazioni sonore con vecchie tecnologie, oltre a programmi per ragazzi, eventi educativi, master classes, ecc. Per esempio, tra gli eventi musicali di questa edizione una presentazione della intramontabile Corazzata Potemkin con i dischi originali della partitura scritta dal viennese Edmund Meisel.

Il programma di quest’anno include prima di tutto la retrospettiva dedicata alla famiglia teatrale più nota del cinema americano (e non solo): i Barrymore, ovvero Lionel, Ethel e John Barrymore. Passati con successo da Broadway a Hollywood, hanno recitato, di solito separati, in diversi film muti. Il «bello» ma anche il più sregolato era John, che aprirà il festival con When a Man Loves (Alan Crosland, 1927, sceneggiatura: Bess Meredyth) affiancato nella pellicola da Dolores Costello, che diventerà sua moglie (dal loro figlio John Drew nascerà poi Drew Barrymore).

Il film, realizzato quando la sperimentazione del sonoro era già iniziata, verrà proposto con la colonna sonora Vitaphone, composta per la prima newyorchese della pellicola.

John Barrymore fa la parte del leone, nella retrospettiva, con titoli come il suo famoso Dottor Jekill e Mister Hyde (John Robertson, 1920, scritto da Clara Beranger), Beau Brummel (Harry Beaumont, 1924, co-sceneggiato da Dorothy Franum) e The Beloved Rogue (Alan Crosland, 1927) un biopic del poeta maledetto Francois Villon. Lionel viene proposto invece nel dramma sulla guerra civile americana The Copperhead (Charles Maigne, 1920) e nella «perla» ritrovata di questa edizione del festival, The Eternal City (George Fitzmaurice, 1923, sceneggiatura di Ouida Bergere), un film fascistissimo realizzato da Samuel Goldwyn a Roma, subito dopo la Marcia del 1922, in cui Mussolini appare in persona in quanto personaggio della fiction, e in cui il giovane Barrymore interpreta il barone Bonelli, leader segreto dei comunisti, che mira (anch’egli) a farsi dittatore.

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Ethel si vede invece nello scabroso melodramma The White Raven (George Baker, 1916) e The Call of Her People (John Noble, 1917), scritto da June Mathis, la sceneggiatrice/produttrice di Ben Hur e scopritrice di Rodolfo Valentino, in un’epoca in cui, come si vede da questa manciata di titoli, le donne sceneggiatrici dominavano la professione. (E non erano «quote rosa» – basta vedere la varietà di generi che affrontavano.)

Quello che pochi sanno dei Barrymore è che il loro cavallo di battaglia sul palcoscenico era La cena delle beffe di Sem Benelli, reso famoso nel cinema italiano dall’omonimo film di Blasetti (1942) nell’interpretazione di Osvaldo Valenti e Luisa Ferida, e soprattutto di Amedeo Nazzari, con la famosa battuta: «Chi non beve con me, peste lo colga», pronunciata con inconfondibile accento sardo, ma noto anche per il seno nudo di Clara Calamai. Peccato che i Barrymore non ne abbiano fatto un film, perché sarebbe stato un interessante confronto, tale forse da restituirci un brivido sciovinista nello scoprire che i nostri autori teatrali «borghesi» hanno in realtà circolato sui palcoscenici di tutto il mondo, talvolta interpretati in italiano dalle compagnie immigrate. Ma questa è un’altra storia.

L’altra grande retrospettiva pordenonese riguarda il centenario della Technicolor, con una trentina di titoli, a partire da The Black Pirate (Albert Parker, 1926) con l’acrobatico Douglas Fairbanks, il mitico Ben Hur (Fred Niblo, 1925), girato in parte in Italia quando gli Americani venivano a imparare da noi come si facevano i film storici.

«Risate russe» è invece la sezione dedicata alle commedie dirette da Protazanov e all’animazione ucraina. Nell’ambito di Canone rivisitato si vedranno Regeneration, uno dei primi film di Raoul Walsh, Tempeste sull’Asia di Pudovkin, Il giglio delle tenebre di Pabst, Il Tesoro di Arne di Mauritz Stiller (il regista preferito dalla Garbo), e soprattutto I Nibelunghi firmati da Fritz Lang, che ne aveva fatto un fantasy con uso efficace quanto divertente degli effetti speciali. L’epica leggenda teutonica, dalla durata eccezionale di cinque ore, verrà proposta in due parti, Sigfrido e La vendetta di Crimilde.

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E si vedranno ancora, in ordine sparso, i film che raccontano l’impatto sul costume dell’automobile, provenienti dalla Collezione Desmet di Amsterdam, o il cupo La potenza delle tenebre di Tolstoj, nell’adattamento espressionista di Konrad Wiene (fratello di Robert, il regista de Il gabinetto del dottor Caligari ) o la flapper Colleen Moore nel quasi-sonoro Synthetic Sin (William Seiter, 1929).
Il centenario di Chaplin viene festeggiato con una proiezione di Luci della città accompagnato dall’orchestra e da una presentazione speciale di suoi corti, accompagnata da un benshi giapponese, ovvero da una persona che raccontava come un cantastorie, non come un semplice lettore di didascalie, e interpretando tutti i personaggi, le vicende del film. Oltre al benshi il Giappone sarà presente a Pordenone con una selezione di rarissimi film muti (la maggior parte del cinema muto giapponese è andata perduta durante la seconda guerra mondiale).

Doveroso omaggio infine al cinquantenario dell’Associazione Italiana per le Ricerche di Storia del Cinema (AIRCS), con la presentazione di una selezione di film delle origini (1905-1915) appartenenti all’associazione e conservati presso la Cineteca nazionale di Roma, dei quali si era occupato inizialmente il primo Direttore delle Giornate, l’indimenticato Davide Turconi.