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Per Ally, le lettere scritte sulle pagine sono una fila scomposta di scarafaggi neri: riuscirebbe a decifrarle ma ci vorrebbe tanto di quel tempo che vale la pena arrendersi prima ancora di cominciare. E il problema non è solo questo: avere un’intelligenza arguta, decisamente sopra la media, e un modo di vedere le cose del tutto originale la porta a infilarsi in guai ogni volta che cambia scuola e a finire molte, troppe volte seduta nella stanza della preside di turno. E doversi spiegare per lei non è semplicissimo, perché spesso non lo sa che sta facendo la cosa sbagliata, almeno sbagliata per le persone «normali». Niente di particolare, ma Ally ha difficoltà nella lettura e nello scrivere: a raccontare è un portento se le va e il signor Daniels, suo nuovo insegnante, ama quel suo modo di essere «fuori dagli schemi».

Sarà con il suo aiuto che Ally potrà iniziare un percorso di crescita da «inadeguata felice», anche imparando a giocare a scacchi con lui invece di fare i compiti, come tutti gli altri, sbuffando nei pomeriggi uggiosi a casa. Su questa strada costellata di sorprese educative, verrà dissipata anche la sua solitudine, incontrerà altri due compagni – un ragazzo Albert e una ragazza Keisha – capaci di «distinguersi» in attività stravaganti come lei. Che sa usare le parole scartando dai luoghi comuni, ma non le riconosce al primo impatto visivo sui libri. Tanto da pensare che Noah Webster, inventore del primo dizionario americano, sia un «vero delinquente» perché prima le persone l’ortografia se la inventavano senza problemi.

Un pesce sull’albero, il romanzo di Lynda Mullaly Hunt, in uscita per Uovonero il 4 febbraio prossimo, segue da vicino il turbamento provocato dalla dislessia in Ally che cerca di nascondere quella «scomoda» diversità evitando i compiti in classe. Ma l’amore per le parole, il riconoscimento del loro potere terapeutico nelle relazioni umane («mio nonno diceva sempre di essere prudenti con le uova e le parole, perché nessuna delle due cose può essere riparata») aiuterà non poco Ally a dipanare la matassa dei suoi pensieri.

Campionessa di scacchi insieme al prof Daniels, in grado di prendere in giro una supplente dai modi offensivi («non ho lasciato il foglio bianco, ho disegnato un fantasma in una bufera di neve»: così la metterà a tacere), di affidarsi a sua madre nei momenti peggiori, Ally scoprirà che anche Einstein, Disney, Picasso, Edison e Lennon erano tutti dislessici. Le più belle menti passate su questa terra.