Nuovo colpo di scena nella vertenza Almaviva: l’azienda dice No a una riapertura del tavolo per i lavoratori di Roma, e conferma i 1.666 licenziamenti già comminati per mezzo raccomandata.

A nulla sarebbe valso il referendum organizzato dalla Slc Cgil due giorni fa, con il 55 per cento degli operatori che aveva chiesto di tornare a negoziare. Ieri una lunga nota della multinazionale dei call center ha raggelato le illusioni di quanti speravano nella possibilità di riavvolgere il nastro e rientrare nelle trattative che invece gli 845 addetti della sede napoletana si sono conquistati accettando subito la proposta di mediazione del governo.

I SINDACATI chiedono comunque un ripensamento, anche in forza delle centinaia di firme raccolte da Fistel Cisl e Uilcom. E in serata la viceministra allo Sviluppo Teresa Bellanova, sia ufficialmente che via Twitter, ha convocato le parti per un incontro al ministero, fissato per oggi a mezzogiorno.

«Il 22 dicembre si è conclusa la procedura di licenziamenti collettivi con la firma di un’intesa sulla base della proposta di mediazione del governo – spiega nella sua nota Almaviva Contact – In quel contesto, le rappresentanze sindacali della sede di Roma, le uniche legittimate alla firma, si sono rifiutate all’unanimità di sottoscrivere l’accordo, dichiarando ufficialmente di seguire il mandato delle assemblee dei lavoratori. Le rappresentanze sindacali della sede di Napoli hanno invece firmato».

L’AZIENDA «Apprendiamo oggi – prosegue il gruppo dei call center – a seguito di sorprendenti dichiarazioni sindacali, che c’è chi vorrebbe cancellare tutto affermando che la totalità delle rappresentanze sindacali di Roma avrebbe agito contro il volere della maggioranza dei lavoratori. Come se i quasi tre mesi di trattativa fossero semplicemente stati un gioco da parte di chi ora vorrebbe rimuovere la responsabilità di agire sulla base di precise leggi in rappresentanza dei lavoratori».

LE LETTERE Non è stato un gioco, insomma, come non lo sono le lettere di licenziamento inviate il 22 dicembre stesso, presumibilmente in mattinata, e cioè solo poche ore dopo la firma in extremis dell’accordo notturno: «Preso atto del pronunciamento unitario delle rappresentanze sindacali, dal 22 dicembre il sito operativo di Roma ha cessato ogni tipo di attività – conclude Almaviva Contact – L’ipotesi di attivare una trattativa supplementare, oltre che fuori da ogni logica e in contrasto con il mandato di rappresentanza sindacale dichiarato, risulta legalmente e tecnicamente impossibile perché invaliderebbe l’intera procedura conclusa con la mediazione del governo».

Quelle raccomandate sono rimaste negli uffici postali giusto nei giorni di Natale, per poi arrivare puntuali nelle cassette postali di tanti operatori Almaviva già la mattina del referendum: è veramente difficile poter immaginare cosa possa voler dire per una persona che guadagna dai 500 ai 700 euro al mese (causa part time e cassa-solidarietà) recarsi a un seggio aziendale con la lettera di licenziamento in mano, e dover decidere se accettare un ulteriore taglio del proprio salario (l’azienda chiede il 17%) o perdere il posto.

Tanto che almeno una buona metà dei lavoratori – quel 45% che si è espresso per il No – ha scelto di rifiutare questa logica e voltare pagina, rassegnandosi all’idea di cercare un nuovo impiego dopo dieci o anche quindici anni e più passati al call center (l’affluenza alle urne Cgil è stata del 63%, 600 dipendenti non sono andati a votare).

LE CAUSE Molti di quelli che si erano pronunciati per il No, avevano preannunciato una vertenza legale contro il licenziamento. Nell’accordo siglato già con i napoletani, tra l’altro, è contenuta, tra le possibilità, quella dell’uscita volontaria, credibilmente dietro un piccolo incentivo (mai quantificato però dall’azienda). Se Almaviva dovesse firmare un’intesa anche con i romani, quindi, potrebbe stoppare diverse cause già in dirittura di partenza.

L’INCONTRO DI OGGI Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom chiederanno oggi ad Almaviva di sospendere i licenziamenti e siglare l’accordo del 22 dicembre, come hanno anticipato in una lettera unitaria diffusa ieri: «Ognuna delle organizzazioni sindacali ha proceduto a effettuare proprie consultazioni dei lavoratori della sede di Roma – si legge nella missiva – e queste assemblee hanno visto la partecipazione della stragrande maggioranza dei lavoratori, registrando la maggioranza di consensi a favore della sottoscrizione dell’intesa raggiunta la notte del 21 dicembre scorso». In considerazione di questo, i sindacati di categoria chiedono «un incontro per una conclusione positiva (incontro poi convocato ieri in serata, ndr) e la conseguente sottoscrizione del verbale di accordo anche per la sede di Roma».