Le ennesime stragi di civili in Yemen: domenica i due fronti in conflitto, Houthi e coalizione a guida saudita, hanno ucciso nove persone. Un raid dell’aviazione di Riyadh ha centrato un casa nella provincia di Marib, nel villaggio di Wadi Habab, sterminando cinque membri della stessa famiglia. A Taez a morire sono state quattro persone, di cui tre bambini, dopo che il quartiere dove vivevano è stato colpito da missili.

Supera abbondantemente i 10mila morti il bilancio della guerra lanciata dall’Arabia Saudita in Yemen in risposta all’avanzata Houthi nel paese. Bilanci difficili da aggiornare: sono migliaia i morti “indiretti”, uccisi non da azioni belliche ma da fame e malattie. Il paese più povero del Golfo, importatore del 90% dei prodotti alimentari che consuma, combatte oggi contro una gravissima malnutrizione dopo la chiusura dei confini e il blocco aereo imposto da Riyadh che impedisce quasi del tutto l’ingresso di aiuti e fa impennare i prezzi dei pochi beni presenti (una media del 60% in più secondo le organizzazioni internazionali).

A nulla sono serviti gli sforzi negoziali delle Nazioni Unite, caduti ad uno ad uno sotto i colpi del presidente yemenita Hadi, alleato saudita. All’inizio di dicembre la road map annunciata dal segretario di Stato Usa Kerry è stata smentita dallo stesso Hadi. A monte sta la volontà della petromonarchia di salvare il salvabile nella guerra persa contro l’asse sciita: primo sponsor dei gruppi islamisti anti-Assad, è stata fatta da parte. La guerra per procura continua dunque nel martoriato Yemen, costretto ad assistere anche ad una repentina avanzata di al Qaeda.

E spuntano nel web accuse contro uno dei partner sauditi degli ultimi anni, la Turchia. Sabato le agenzie online Al-Ahd e Alalam Yemen riportavano indiscrezioni (tutte da confermare): Ankara avrebbe trasferito in Yemen a bordo di un aereo 150 islamisti evacuati da Aleppo e ora diretti a Taez, città tra le più contese dai due fronti perché punto di collegamento tra la capitale Sana’a a nord e la città costiera di Aden a sud. Nel viaggio di ritorno l’aereo turco avrebbe ospitato altrettanti miliziani feriti in battaglia e diretti verso ospedali turchi.

La notizia non è verificabile ed è apparsa inizialmente sull’agenzia di Stato iraniana Fars che cita un membro del consiglio militare di Taez, Rashed Abdullah al-Maweri: «La Turchia ha cominciato un nuovo round di esportazione di terroristi che hanno fallito in Siria». Ad ottobre era stato il noto quotidiano libanese al-Akhbar a parlare del transito di islamisti, con il sostegno di Riyadh, verso lo Yemen in chiave anti-Houthi.