L’Fbi ha ammesso che anomalie nei propri laboratori di medicina legale, avrebbero contribuito a centinaia di errori giudiziari negli ultimi 20 anni, compresi almeno 32 casi di pena capitale. Almeno 14 detenuti condannati a morte in base a prove «discutibili» sono stati giustiziati o sono deceduti in prigione in attesa di esecuzione.

Secondo il Washington Post, che ha condotto un indagine congiunta col programma investigativo della Cbs, «60 Minutes», le irregolarità confermate anche dagli ispettori del ministero di giustizia, si sarebbero verificate nel reparto preposto alle analisi dei capelli, spesso utilizzate per stabilire la colpevolezza di un imputato.

Nel rapporto stilato dal Office of Inspector General si legge che dal 1980 al 2000, 26 dei 28 specialisti impiegati dal laboratorio forense dell’Fbi hanno «regolarmente enfatizzato risultati in modi che hanno favorito l’accusa». Nel 95% dei 268 casi persi fin’ora in esame le testimonianze degli esperti sarebbero «discutibili». Le rivelazioni giunte in seguito a numerosi ricorsi presentati dall’Innocence Project e dall’associazione nazionale degli avvocati penali (Nacdl) hannno indotto il senatore Blumethal del Connectucut a chiedere un ulteriore riesame di migliaia di processi.

Le analisi della scientifica dell’Fbi vengono utilizzati infatti anche dalle procure distrettuali di tutto il paese. Intanto sono in corso controlli su altri 1.200 casi.

Si tratta di una vicenda che mette in luce una verità sempre più evidente, in riferimento agli innocenti uccisi per errore negli Stati che applicano la pena di morte (32 più lo stato federale e le forze armate). In Usa nel 2014 sono stati giustiziate «solo» 35 persone, il minor numero da vent’anni a oggi, in parte a causa della carenza di «farmaci» utilizzati per le iniezioni letali.

Da quando l’ultimo produttore di tiopental sodico (penthotal), la Hospira, ha sospeso le operazioni nell’impianto di Liscate in Lombardia, la mancanza di veleni ha messo in crisi la macchina della morte .

Diversi Stati hanno improvvisato esecuzioni usando barbiturici e altri farmaci per improvvisare cocktail mortali, che in diversi casi hanno provocato strazianti agonie in contravvenzione al mandato costituzionale di «morte umanitaria».

Per questa ragione alcuni stati come California, Ohio e Tennessee hanno sospeso le esecuzioni e dichiarato una moratoria. Altri hanno ritenuto di «sperimentare» ulteriormente: a marzo lo Utah ha reintrodotto la fucilazione, la settimana scorsa l’Oklahoma ha approvato il soffocamento mediante gas azoto «somministrato via maschera a gas». A fronte di questo scempio, a breve la questione del metodo dovrebbe essere presa in esame della corte suprema. Mentre non è prevista un’abolizione della pena in se stessa (ancora considerata valida dal 60% degli americani), le rivelazioni sul reparto «Csi» dell’FBI potrebbero favorire riforme per facilitare il riesame delle sentenze.

Attualmente – ad esempio – solo California e Texas ammettono appelli basati unicamente sull’emergere di nuovi dati scientifici. Solo dal 2001 in Texas ci sono state 42 scarcerazioni in base a nuove analisi del Dna.

Gli archivi dell’Innocence Project registrano ad oggi in America un totale di 1.064 «assoluzioni retroattive».

La vicenda getta un ombra sulle tecniche forensi così decantate in cinema e tv come definitive garanzie di giustizia. Mentre i risultati dei laboratori venivano presentati alle giurie come «scientificamente inequivocabili», il rapporto segnala che, in particolare nell’analisi dei capelli, non ci sarebbero i margini per giustificare questa certezza.

Lo scandalo non è il primo a coinvolgere i laboratori Fbi: già nel 2007 era stato determinato che errori nelle analisi dei proiettili avevano potenzialmente compromesso 4° anni di testimonianze in tribunale.