C’era una volta la Germania «amica dei profughi». La narrazione sul più grande e ricco Paese d’Europa diventato la patria dell’accoglienza è già invecchiata.

La cancelliera Angela Merkel in versione «Madre Teresa», raffigurata davvero così in una copertina dello Spiegel, ha lasciato la scena al severo ministro degli interni Thomas de Maizière, democristiano (Cdu) come lei. E dai selfie con i richiedenti asilo nei centri di accoglienza si è passati a messaggi decisamente diversi: «Fino all’estate i profughi erano riconoscenti, poi qualcosa è cambiato. Adesso si lamentano del cibo e della sistemazione, e pretendono di andare dove vogliono, invece di restare nei centri di raccolta. Deve essere chiaro che chi arriva in Germania deve rispettare le nostre disposizioni e riconoscere il nostro ordinamento», ha tuonato il paternalista de Maizière.

Una linea dura, a cominciare dai toni. L’intenzione del ministro è far sapere alle persone intenzionate a raggiungere la Repubblica federale che non sono più le benvenute. Peccato che l’effetto collaterale sia fornire argomenti alla più velenosa propaganda dell’estrema destra razzista, quella modello Pegida di Dresda. Argomenti falsi, peraltro: molti ministri dei Länder, come ad esempio la verde Anja Stahmann della città-stato di Brema, negano che i richiedenti asilo siano diventati irriconoscenti, lamentosi e disobbedienti come li dipinge de Maizière. Il quale, evidentemente, non riesce a comprendere che la gente – persino i profughi! – aspira semplicemente ad essere libera e a ricercare la felicità.

Il commento del quotidiano progressista die Taz, pubblicato ieri nell’edizione online, è durissimo, come si evince dall’eloquente titolo: «Questo ministro è ripugnante».
Per fortuna esiste un’altra Germania, rappresentata dalla Taz ma non solo. Sul ministro federale sono piovute le critiche dei Verdi e della Linke, e c’è imbarazzo nei socialdemocratici della Spd. Dove le forze «a sinistra del centro» agiscono insieme, il trattamento riservato ai richiedenti asilo è di altro tipo.

Ieri il parlamento del Land di Amburgo (città-stato come Brema e Berlino) ha approvato una legge che consentirà la requisizione di immobili vuoti, eccezion fatta per gli appartamenti: troppi migranti rischiano di non avere un tetto sopra la loro testa (e nella metropoli sull’Elba ne arrivano 400 al giorno). Per le opposizioni democristiana e liberale è «un attentato alla proprietà privata», per il governo Spd-Verdi, sostenuto in questo caso dalla Linke, una necessità.

E Brema probabilmente seguirà l’esempio, malgrado le «riserve di tipo giuridico» formulate pubblicamente dall’ex presidente della Corte costituzionale Hans-Jürgen Papier, membro della Csu, costola bavarese (e più di destra) della Cdu di Merkel. In questo genere di misure «socialiste», apripista era stata la municipalità berlinese di Kreuzberg, con una delibera di confisca di alcune case di lusso da destinare ai richiedenti asilo.

Un’altra buona notizia per i profughi è la conclusione positiva della vertenza dei dipendenti comunali dei servizi sociali ed educativi, molti dei quali impegnati quotidianamente sul fronte accoglienza e integrazione.

La parte datoriale è andata incontro alle richieste del sindacato, che ha così deciso di firmare un accordo che prevede condizioni migliori di quelle proposte – e rifiutate dai lavoratori – dalla commissione arbitrale prima dell’estate. «Ma l’impegno per dare più valore al lavoro pubblico nei servizi sociali continuerà», ha annunciato Frank Bsirske, combattivo leader del sindacato dei servizi Ver.di.