La «peggiore minaccia alla sicurezza degli Stati uniti da trent’anni a questa parte» non è l’ultima portaerei cinese, i silenziosi sottomarini diesel nordcoreani o i satelliti spia russi, è… l’F35. Un «programma ingestibile, insostenibile e che non raggiungerà mai i suoi obiettivi militari», «staccare la spina a questo pericoloso spreco di denaro non avverrà mai troppo tardi». Non sono slogan della campagna presidenziale del socialista democratico Bernie Sanders, ma parole di Mike Fredenburg, fondatore dell’Istituto Adam Smith di San Diego, una penna ferocemente conservatrice.

Considerazioni tanto più interessanti visto il pulpito da cui provengono, il sito dell’americana National Review, magazine della destra repubblicana dal 1955. Una rivista reaganiana, libertaria, liberista e ultra-conservatrice, che considera i sindacati un puro «strumento socialista» e l’Onu una trovata diplomatica delle élite liberal. Tra i principi dichiarati dalla redazione la «lotta senza sosta alla crescita del governo federale» e la guerra senza quartiere al comunismo, una «utopia satanica con cui è impossibile coesistere».

Insomma, mentre in Italia il dibattito sull’F35 è stato insabbiato dietro le coltri del «Libro bianco sulla Difesa» e il parlamento osserva inerte la partecipazione tricolore a questo strumento di guerra e immane spreco di risorse, negli Usa l’«aereo del futuro» è criticato ferocemente soprattutto dalla destra.

L’articolo di Fredenburg sulla National Review ripercorre tutte le promesse mancate dalla Lockheed Martin, i dubbi a mezza bocca dei generali, i difetti ripetuti nei progetti, le critiche delle varie analisi indipendenti che in vent’anni hanno esaminato il programma.

Secondo stime ufficiali del 2013, lo sviluppo dell’F35 e il suo mantenimento operativo per i prossimi 55 anni costeranno 1.500 miliardi di dollari, «il più costoso sistema di armamenti della storia dell’umanità». E alla fine – osserva spietato Fredenburg – avremo «un aereo più lento dell’F14 Tomcat del 1970, meno manovrabile dell’A6 Intruder di quarant’anni fa, con una performance operativa paragonabile a quella dell’F4 Phantom del 1960», «un aereo che in recenti test di combattimento ha perso perfino contro l’F16».

Un caccia che non caccia

Le rivelazioni su questo test sono apparse su Medium pochi giorni fa. Il combattimento simulato F16 contro F35 risalirebbe al 14 gennaio 2015, sopra l’oceano antistante la base dell’Air Force a Edwards, California.

L’F35A (designato col codice AF-02 e dotato di tecnologia stealth di serie) doveva intercettare e abbattere un normale F16D, uno degli aerei che dovrà sostituire, a un altitudine compresa tra 3mila e 9.500 metri. Le cinque pagine del rapporto del pilota descrivono l’aerodinamica del nuovo aereo sostanzialmente come un «cancello» inguidabile, incapace di abbattere il «nemico» e anzi, alla fine, destinato a essere abbattuto.

Secondo il collaudatore, l’F35 ha una sola manovra in cui è stato superiore all’F16. Sfortunatamente, questa consuma talmente tanta benzina che si tratta di una sola pallottola, poi al malcapitato non resterebbe che scappare più velocemente possibile con la coda tra le gambe. Alla fine, il collaudatore certifica che in combattimento ravvicinato l’F35A è inferiore all’F15E degli anni Ottanta.

Un programma mefistofelico

I ritardi ormai sono leggendari. Deciso dall’amministrazione Clinton nel gennaio 1994 come unico aereo per tutta le forze Usa, il programma dell’F35 o Joint Strike Fighter doveva entrare in produzione operativa nel 2010, poi nel 2012, ora nell’aprile 2019 (ma alcune funzioni sono attese dal 2021). Tutti sanno che questa data difficilmente sarà rispettata.

Ad oggi, il motore dell’F35 può prendere fuoco, ha problemi di aerodinamica (viste le funzioni richieste dai vari generali non ha ancora un design e un assetto stabili), presenta gravissimi problemi al software, al casco del pilota, ai sensori del radar, al sistema elettrico (a 270 volt, unicum nell’aviazione), alla mitragliatrice, all’alimentazione e all’espulsione sicura del carburante (infatti ancora non può essere rifornito in volo), al raffreddamento del motore e perfino alle gomme!

L’aereo è talmente sensibile ai fulmini (se colpito potrebbe esplodere sia in volo che parcheggiato a terra) che il Pentagono ne ha ufficialmente proibito l’utilizzo entro 30 chilometri da un temporale (tutto ufficiale, riassunto qui).

Il software a bordo dell’F35 ha 8 milioni di linee di codice. Per capirci, lo Space Shuttle della Nasa ne aveva 400mila. Una quantità di informazione pari a 16 volte quella contenuta in tutta l’Enciclopedia Treccani. Ma il totale del software necessario in volo e a terra è pari a 30 milioni di linee di codice. Inevitabili, sono già migliaia i «bug» di sistema difficili da scovare e risolvere.

Per dire l’ultima, soltanto il 22 luglio scorso è partita la sperimentazione sul campo della mitragliatrice da 25mm. In un aereo stealth completamente liscio, infatti, la semplice apertura del foro della mitragliatrice interna è un inedito tutto da verificare.

L’arma più costosa della storia, privatizzata

Secondo i sempre più numerosi critici (anche militari e insospettabili, per esempio l’aviazione israeliana), il progetto è partito malissimo.

Questo circolo vizioso di vecchi e nuovi problemi porta a costi di manutenzione letteralmente stratosferici: dai 32mila dollari per ora di volo preventivati si è passati a un più realistico 68mila dollari l’ora. Ma la Difesa americana non è in grado di fare la manutenzione a un oggetto così complesso, perciò è già messo in conto il ricorso totale ai contractor fino alla fine del secolo. Una manna per Lockheed Martin, Northrop Grumman, Pratt & Whitney e il loro indotto.

Nei 400 miliardi fin qui preventivati dagli Stati uniti, non sono inclusi inoltre:

  • i maggiori costi per risolvere i problemi sopra sintetizzati
  • tutti gli armamenti e munizioni
  • l’adattamento al trasporto di bombe nucleari
  • l’adattamento per serbatoi esterni di carburante
  • e nemmeno l’integrazione e la comunicazione con la flotta di F15, F16 e F22 esistente!

In breve, è l’aereo nudo e crudo. Solo questo elenco di migliorie potrebbe portare a maggiori costi per 68 miliardi di dollari, pari al costo finale di tutto il programma per l’F22.

Nel progetto del 1994, ogni aereo doveva costare tra 28 e 35 milioni di dollari a seconda delle versioni (45 e 61 milioni in dollari attuali). Non a caso, invece, le stime attendibili più recenti parlano di un costo ad aereo tra i 190 e i 270 milioni di dollari, il quintuplo.

Ma la Russia è in vantaggio

L’F35 è uno strumento di guerra tra grandi potenze. Se alla fine il Pentagono acquisterà davvero tutti gli aerei ordinati, gli Usa avranno una flotta 15 volte più grande della Cina. Ma la loro «superiorità aerea» strategica mondiale sarà tutt’altro che garantita.

Secondo gli analisti militari citati da Fredenburg, infatti, la Russia è già molto più avanti: il suo Sukhoi Su-35S di quarta generazione (finirà i test quest’anno) «è più veloce, ha un raggio operativo più ampio e porta il triplo dei missili».

Il futuro PAK T-50 stealth (previsto per il 2018) sarà ancora migliore. I «nemici», infatti, hanno già preso le contromisure, visto che il programma dura da vent’anni (l’F16, per fare un confronto, durò “solo” 5 anni).

L’F35 è un «programma troppo grande per fallire», un buco nero finanziario e militare ma non politico.

Il Pentagono ha aumentato da 34 a 57 gli aerei richiesti per il 2016, quasi il doppio dei 38 finanziati dal Congresso per quest’anno. Molto opportunamente, infatti, la Lockheed ha sparso le sue fabbriche in centinaia di collegi in 5 stati chiave, e ben pochi congressmen vogliono rischiare la perdita di 60mila posti di lavoro garantiti dal governo con soldi pubblici.

Entro l’estate alcuni F35B dovrebbero entrare in servizio presso il corpo dei Marines, che a questo punto pregheranno per non utilizzarli in combattimento, visto che i difetti accertati ufficialmente finora sono 1.151 (di cui 151 critici e inaggirabili).