L’accordo tra Renzi e Alfano è ormai quasi sugellato e per fare il test, come ormai è prassi, il governo annuncia tramite un’anticipazione su Repubblica che entro la fine del mese in Consiglio dei ministri porterà un ddl per introdurre finalmente anche nel nostro Paese il riconoscimento delle unioni civili. Ma «solo per le coppie gay», sottolinea il quotidiano, ricordando – ma questa non è una novità – che il modello a cui sarà ispirata la legge sulle civil partnership è quello tedesco, in vigore in Germania da 13 anni, che prevede diritti e doveri simili al matrimonio e lo stepchild adoption, ossia l’adozione di bambini ma solo se sono figli naturali del partner. In sostanza, nessuna differenza con il primo dei due titoli che compongono il testo unificato da Monica Cirinnà (Pd), già discusso in commissione Giustizia di Palazzo Madama e che dovrebbe passare alla fase emendativa entro un paio di settimane, secondo quanto annunciato dal presidente Nitto Palma.

E allora, a che serve l’intervento governativo? «Sicuramente così si potrebbero velocizzare i tempi d’approvazione, che per i provvedimenti del governo diventano contingentati», spiega la stessa Cirinnà. Ma soprattutto si accantona per il momento il secondo titolo del testo base adottato dalla commissione Giustizia che disciplina le coppie di fatto, etero e omosessuali, e che gode dell’approvazione di una maggioranza parlamentare diversa da quella governativa (con Sel e M5S). Perché solo in questo modo, secondo una certa concezione patriarcale e dogmatica cara al centrodestra, si garantisce la tenuta dell’istituzione famiglia fondata sul “matrimonio”. Non a caso, la legge sul divorzio breve è invece impantanata al Senato.

E non a caso ieri alcune associazioni lgbti, come Equality Italia, insieme a parte del Pd, Sel e M5S, hanno insistito perché non il governo non dimentichi – sempre che non sia ricaduto nella pura «annuncite» – di tutelare anche le coppie conviventi eterosessuali. Infatti, dopo la mezza apertura del Sinodo alle coppie di omosessuali che garantiscono l’un l’altro «il mutuo sostegno fino al sacrificio», e che perciò costituiscono «un appoggio prezioso per la vita dei partner» e dei bambini, si appiana la strada intrapresa da Renzi, resasi tanto più necessaria nelle ultime settimane, dopo lo scontro tra Alfano e i sindaci sulle trascrizioni dei matrimoni gay contratti all’estero.

Però nel patto tra il premier e il ministro dell’Interno ci sarebbe, sì, lo sgravio fiscale per le famiglie numerose, cavallo di battaglia del Ncd di Alfano, introdotto con la legge di Stabilità, ma anche la morte della legge che riconosce alle coppie conviventi da almeno tre anni molti diritti “matrimoniali”. Evidentemente ne è consapevole il sottosegretario Ivan Scalfarotto che ha il compito di ridimensionare l’ufficialità della notizia: «Allo stato non mi risulta ci sia un testo del governo sulle unioni civili tra persone omosessuali, ma sicuramente il premier vuole fare la civil partnership alla tedesca, lo dice da tempo. Al momento – spiega però – siamo fermi al ddl Cirinnà». E aggiunge: «Normalmente nei Paesi moderni gli omosessuali si possono sposare. Questo è il tema. In Italia, dove invece possono farlo solo le coppie etero, si sceglie una forma simile, ma più prudente».

Ora però, «la prima cosa da fare sarà ritirare la circolare di Alfano ai prefetti sulle trascrizioni dei matrimoni gay all’estero», incalza Fabrizio Marrazzo di Gay Center. Ma Alfano, che Nichi Vendola definisce «una sentinella della morale tradizionale» più che un ministro, deve pur provare a togliere terreno al suo competitor principale, l’ex alleato Silvio Berlusconi accusato all’uopo di aver ingaggiato «Vladimir Luxuria come neo portavoce di Forza Italia». L’espressione è del senatore Marinello, presidente della commissione Ambiente, ma anche nel partito dell’ex Cavaliere i mal di pancia sono diventate coliche. «Oggi è il Nuovo centrodestra – aggiunge Marinello – a tutelare i diritti delle famiglie e a rappresentare i moderati del Paese».

Così, l’ordinanza del Viminale rimane intatta e continua a seminare zizzania tra i sindaci e i prefetti. A Udine, Furio Honsell ha scritto al prefetto per sostenere le sue ragioni e avvisarlo che non annullerà le trascrizioni dei matrimoni gay celebrati all’estero. A Roma, sabato prossimo, sarà lo stesso Ignazio Marino a inaugurare il registro. Ma la notizia è che in Campidoglio, a pochi metri da Palazzo Chigi, l’accordo col Ncd non vale più. E al fianco dei Fratelli d’Italia che minacciano una denuncia penale contro il sindaco Pd, si schierano berlusconiani e alfaniani.