Renzi? Pure lui ha la sua coalizione sociale, però l’ha fatta con Confindustria». Maurizio Landini continua a prendere di petto il premier, e anche nella giornata conclusiva dell’Assemblea nazionale dei metalmeccanici di Cervia lo definisce «quel genio di Firenze». Preannuncia una stagione di conflitto, guidata dalla sua «coalizione sociale», ma fa appello anche a Susanna Camusso: «Perché solo la Fiom e la Cgil hanno la statura per reggere il confronto con il governo». E a Renzi dice chiaro e tondo: «Stai sereno, non illuderti che le fiducie e l’approvazione del Jobs Act ci possano fermare».

Due squadre contrapposte

«Non è finita qui lo diciamo anche alle imprese», continua Landini, che proprio nella coalizione Renzi-Confindustria vede la squadra contro cui si dovrebbe battere la sua costruenda alleanza, quella che aggrega «lavoratori, precari, disoccupati, studenti», associazioni e movimenti dei beni comuni e per la legalità, tutti quelli – per dirla con le sue parole – «che non rinunciano ai principi della Costituzione e vogliono un nuovo modello di sviluppo».

Renzi e Confindustria, che hanno un unico disegno: «Arrivare al no-union, cioè alla cancellazione non solo del sindacato, ma anche della possibilità per i lavoratori di coalizzarsi e difendersi. È quello che già avviene negli Usa, dove non puoi scioperare e non puoi neanche avere rappresentanza se non hai il 51%, è quello che stanno discutendo in Gran Bretagna, e che in modo diverso sta succedendo in Spagna».

Un unico grande disegno, quindi, che vuole annichilire i lavoratori per poterli sfruttare sempre di più, ma che poi si estende anche a chi un impiego non ce l’ha, a chi perde la casa, a chi avrebbe bisogno di cure e non ha i soldi per pagarsi le medicine. Ecco quindi il modello mutualistico, alla Syriza, che Landini conferma di voler riprodurre, uscendo con i suoi delegati dai cancelli delle fabbriche e incontrando la società civile che soffre e che lotta: «I luoghi di lavoro si devono aprire alla solidarietà – dice il segretario della Fiom – Ma poi quando parli di legalità e ti occupi di un bene confiscato alla mafia, magari lo affidi a Emergency, e lì ci fai un ambulatorio di volontari».

Nello speciale “esercito” di Landini è infatti assoldata anche Emergency, e Gino Strada, in collegamento da uno dei suoi ospedali africani dove sta combattendo contro Ebola, benedice il progetto: «Ho preso la tessera della Fiom e ne sono orgoglioso – spiega il medico con la mission umanitaria – perché è una delle poche organizzazioni che può contrastare la cancellazione dei diritti, la deriva dell’indifferenza, la violenza quotidiana che è entrata nella nostra società. Vedo con favore l’idea di aggregare intorno al vostro sindacato tutte le persone per bene che vogliono cambiare questo paradigma, per affermare i diritti, il sociale, l’uguaglianza. Io sono con voi».

Quindi via, verso quel 28 marzo che è diventato adesso l’appuntamento della “primavera sociale” Fiom: una grande manifestazione a Roma, che sarà preparata da 4 ore di sciopero e assemblee, a partire dal 19 marzo. Ma ci sono anche gli appuntamenti di Libera – il 21 marzo a Bologna – e poi il settantesimo anniversario della Liberazione, il 25 aprile a Milano, più che significativo per chi ama la democrazia, visti i nuovi venti fascio-leghisti.

Perché, appunto, «è una cavolata totale dire che la partita è finita», riprende Landini. «Renzi e la Confindustria vorrebbero proprio questo, e adesso vedrete come useranno le mille assunzioni a Melfi, o le 4 mila annunciate da Telecom, per dire che è tutto a posto con il Jobs Act. Ma ci temono, perché noi siamo rimasti in campo. E ci resteremo».

La lotta dovrà essere condotta su più fronti: «quello contrattuale», ma poi «visto che stiamo parlando di leggi già approvate, inevitabilmente la battaglia dovrà essere anche politica e legislativa: con la raccolta di firme per un nuovo Statuto dei lavoratori, e con un referendum abrogativo».

Landini invoca anche un cambiamento dentro la Cgil, «per far contare di più i delegati, per unificare i contratti, per parlare di ruoli e meccanismi di elezione della dirigenza»: e per realizzare questo passaggio, una democratizzazione del sindacato che dovrebbe sostenere anche la sua coalizione sociale, ritiene necessario «un confronto serio con tutta la confederazione, alla prossima Conferenza di Organizzazione».

La Fiat e il contratto

L’ultima parte del suo discorso, il segretario Fiom la dedica alla Fiat. A quello che sta accadendo a Melfi, con tanti operai contrari all’accordo sui 20 turni che domani i “sindacati del sì” sono pronti a firmare con Sergio Marchionne: «Senza che nessuno abbia loro dato mandato, senza che si sia mai votato nulla. E noi, che abbiamo fatto le assemblee – dice il leader delle tute blu Cgil – invece abbiamo visto il loro disagio».

Landini spiega di «non essere contrario a priori a modifiche dei turni, ma visto che aumentano anche i ritmi, si dovrebbe pensare a ridurre le ore di lavoro. Anche per favorire le assunzioni. Un modello che dovremmo proporre per tutto il Paese, e al governo: incentivi la solidarietà, e insieme riformi le pensioni, per fare uscire i più anziani». Infine, l’invito a Fim e Uilm a «confrontarci per arrivare a un contratto unitario, anche partendo da piattaforme diverse».