Gli effetti dell’accordo tra Bruxelles e Ankara sui migranti non si sono fatti attendere. Neanche i tempo di far asciugare l’inchiostro, e già lunedì la guardia costiera turca ha fermato 1.300 profughi che si stavano preparando a partire dalla costa egea della Turchia diretti verso le isole greche. L’operazione è la dimostrazione concreta di come il governo turco sia capace di trattenere sul proprio territorio i rifugiati impedendogli di raggiungere l’Europa, come assicurato domenica scorsa in Belgio dal premier Ahmet Dovotoglu ai leder europei. Ma volendo si può leggere anche come la dimostrazione di come, con altrettanta facilità, le stesse autorità turche sarebbero capaci di spingere (o costringere) i profughi a partire nel caso l’Unione europea non dovesse mantenere gli impegni, sia economici che politici, assunti con Ankara.
Stando a quanto riferito dal’agenzia di stampa turca statale Anadolu i migranti sarebbero tutti originari di Siria, Iran e Iraq e Afghanistan. 750 sono stati fermati ad Ayvacik, nella provincia nord-occidentale di Cannakale, mentre altri 550 sono stati intercettati mentre si nascondevano i alcuni oliveti della stessa zona. Secondo un’altra agenzia di stampa, Dogan tutti sarebbero stati trasferiti nel centro di detenzione temporanea di Ayvacik, centro che però disporrebbe di soli 84 posti.
In cambio di un maggiore impegno da parte della turchia nel fermare i migranti, l’Unione europea di è impegnata a versare 3 miliardi di euro ad Ankara, soldi che – gestiti da un apposito fondo gestito da membri europei affiancati da un rappresentante turco, dovrebbero servire per la gestione dei campi che in Turchia già ospitano 2,5 milioni di profughi siriani, ma anche alla costruzione di nuovo campi. L’Ue si è anche detta disponibile a una liberalizzazione dei visti per i cittadini turchi e alla ripresa del processo di adesione della Turchia. Secondo il premier ungherese Viktor Orban, l’accordo conterrebbe anche una parte tenuta segreta nella quale l’Europa si sarebbe impegnata a prendere 500 mila profughi siriani dalla Turchia per distribuirli tra i 28 paesi membri.
La situazione in Europa resta comunque sempre molto caotica. L’Ue starebbe addirittura pensando di sospendere la Grecia dall’area Schengen per l’incapacità dimostrata nella gestione dei profughi. A spingere perché quest avvenga sfruttando le possibilità offerte dall’articolo 26 del Codice di Schengen, sarebbero in particolare Germania, Austria, Slovenia e Croazia, ai quali sarebbero pronti ad aggiungersi anche Belgio, Olanda e Lussemburgo. Tutti questi paesi accusano la Grecia di non aver mantenuto gli impegni presi per quanto riguarda l’identificazione di migranti negli hotspot e il loro ricollocamento. L’ipotesi di sospensione è contenuta in un documento in preparazione per i prossimo consiglio dei ministri degli Interni di venerdì, in cui Atene è accusata di limitarsi a trasferire i migranti dalle isole sulle quali sbarcano fino al confine con la Macedonia.

Per il ministro greco per l’immigrazione Ioannis Mouzalas, l’idea di sospendere la Grecia da Schengen è «un mix di realtà e mito» . Mouzalas ha anche definito «ingiuste» le accuse rivolte al suo paese. «E’ vero, la Grecia è sotto una grande pressione da parte di alcuni membri Ue che pensano erroneamente che il flusso dei rifugiati possa essere controllato dalla sola Grecia – ha spiegato -. la Grecia è solo l’inizio del corridoio, ma la porta è in Turchia, E quindi se i flussi non vengono controllati in Turchia è impossibile controllarli dalla Grecia o da qualsiasi altro membro dell’Ue».

A smorzare i toni ci ha pensato ieri sera il ministro degli Esteri lussemburghese Jean Asselborn di ritorno da un viaggio i Grecia secondo i quale le autorità greche hanno «dato il senso di volersi muovere», come dimostrerebbe anche l’apertura del primo hotspot al Pireo. Intanto è sempre più drammatica la situazione al confine greco-macedone, dove almeno 1.500 migranti economici sono bloccati dal 20 novembre scorso, giorno i cui Skopje ha deciso di far passare solo siriani, afghani e iracheni. Ieri la polizia ha caricato con i lacrimogeni i migranti che hanno cerato di forzare i confine.