Nessun passo avanti tra il governo argentino e gli avvocati dei «fondi avvoltoi» a pochi giorni dalla scadenza di pagamento imposta dal giudice statunitense Thomas Griesa. Per «avvoltoi» s’intende quegli speculatori che acquisiscono «fondi spazzatura», ovvero titoli del debito di paesi in default a prezzo bassissimo e poi si rivolgono ai tribunali per ricavarne il massimo del guadagno.

E’ quanto accaduto al governo argentino in conseguenza della grave crisi del 2001 che ha portato il paese in bancarotta. In seguito, il governo ha impostato a diverse riprese un negoziato con il 92% dei creditori. Gli altri (tra questi Nml Capital Ltd del miliardeario Paul Singer e Aurelius Capital Management), hanno però deciso di rivolgersi ai tribunali. E hanno trovato ascolto nelle ripetute sentenze a loro favore emesse da Griesa. Sentenze confermate dalla Corte suprema di giustizia Usa, che ha respinto il ricorso presentato dall’Argentina, il 16 giugno. E tutto è tornato nelle mani del magistrato newyorchese, che ha imposto a Buenos Aires di corrispondere la somma richiesta ai «fondi avvoltoi» entro il 31 luglio. Il governo Kirchner gli ha chiesto di sospendere la sentenza in attesa di trovare una mediazione. Griesa ha sempre rifiutato, rimandando la soluzione al negoziato in corso tra l’Argentina e un mediatore da lui nominato.

Una corsa contro il tempo che rischia di far precipitare l’Argentina in un nuovo baratro economico: perché intanto il giudice ha bloccato l’erogazione di una rata di pagamento ai possessori di fondi che hanno rinegoziato il debito e che potrebbero anche decidere di seguire la procedura adottata dagli «avvoltoi». Ieri l’Argentina non ha partecipato all’incontro con il mediatore ed è invece tornata a denunciare la situazione al vertice del Mercosur, in corso a Caracas: come già ha fatto al summit dei Brics in Brasile, durante il quale è stata fondata la banca per lo sviluppo e istituito un fondo per i paesi membri in difficoltà finanziarie.