Per sopraggiunti impegni, l’ex assessore alla Sanità e vicepresidente in carica della Regione Lombardia, Mario Mantovani (Forza Italia), ieri è stato costretto a disertare la “Giornata della trasparenza”, un appuntamento istituzionale sul rapporto tra pubblica amministrazione e integrità (si presume morale). Lo stavano arrestando. Era previsto anche un intervento del governatore Roberto Maroni, anche lui ha cambiato programma. Per la giornata della legalità in Lombardia andrà meglio la prossima volta.

I capi di imputazione che vengono contestati a Mario Mantovani sono concussione, corruzione aggravata e “turbata libertà degli incanti”. In esecuzione della stessa ordinanza, emessa dal Gip di Milano Stefania Pepe, risulta indagato per turbativa d’asta anche l’assessore leghista all’economia della Regione Lombardia Maurizio Garavaglia. La Guardia di Finanza ha arrestato anche Giacomo Di Capua, per gli stessi reati che vengono contestati al vicepresidente della Regione Lombardia, e Angelo Bianchi, ingegnere del provveditorato Interregionale delle opere pubbliche per la Lombardia e la Liguria. Ci sono anche altri dodici indagati che “hanno concorso in vario titolo nei reati”. I fatti contestati, ha precisato il procuratore Edmondo Bruti Liberati, sarebbero stati commessi tra il giugno 2012 e il giugno 2014. Quando Mario Mantovani era un “fedelissimo” senatore di Silvio Berlusconi, nonché sindaco di Arconate (Milano) e potente assessore alla Sanità della Regione Lombardia.

In casi esemplari come questi si dice “terremoto”, si invocano dimissioni immediate ed elezioni anticipate, tornano in mente la spudorata gestione del sistema sanitario dell’era Formigoni e il teatrino “delle scope” agitate dai leghisti per rivendicare la ritrovata verginità di un partito già “screditato” da ruberie e miserie varie – proprio lo stesso partito che oggi domina la scena politica della destra italiana. Tutto vero. Ma è improbabile che l’ennesimo scandalo politico giudiziario faccia saltare la giunta di Roberto Maroni. Il centrosinistra presenterà una mozione di sfiducia, così come il Movimento 5 Stelle, che ieri ha portato le arance a Bobo Maroni, mentre il centrodestra si trincera dietro al solito balbettante garantismo di facciata. I più imbarazzati sembrano proprio i leghisti che si preoccupano però di difendere solo il loro assessore indagato, quel Maurizio Garavaglia per cui Salvini è disposto a mettere una mano sul fuoco: “Pazzesco. L’assessore al Bilancio di Regione Lombardia, leghista concreto e onesto, è indagato (e sputtanato da stamattina) perché la sua colpa sarebbe di aver aiutato una associazione di volontariato del suo territorio, che trasporta malati e dializzati”. Maroni, meno baldanzoso, è sorpreso. Farà le verifiche del caso. Berlusconi nulla sa e con due righe detta la linea ai suoi: “Ci ha stupito molto questa inchiesta di cui non sapevamo nulla. Francamente conosciamo Mantovani come persona corretta e siamo in attesa di notizie”.

Le prime notizie non sono confortanti. Secondo il pubblico ministero Giovanni Polizzi, il vicepresidente della Regione Lombardia avrebbe pilotato gare d’appalto nel settore sanitario favorendo alcuni professionisti che in cambio avrebbero offerto non denaro ma prestazioni (la ristrutturazione di alcuni immobili di sua proprietà). E ancora. Avrebbe pilotato gare pubbliche relative al trasporto di pazienti dializzati (11 milioni di euro di valore), all’edilizia scolastica e alle case di riposo. Infine, avrebbe fatto pressioni per avvantaggiare persone a lui vicine politicamente, soprattutto sul provveditore delle opere pubbliche di Lombardia e Liguria per spingerlo a reintegrare il funzionario Angelo Bianchi (arrestato ieri e già arrestato nel 2008 nell’ambito di un’inchiesta su presunti appalti truccati in Valtellina.

Umberto Ambrosoli, coordinatore del centrosinistra che oggi deposita una sfiducia per il governatore Maroni, quasi se l’aspettava: “Chissà perché la notizia non mi ha colto di sorpresa”. Ambrosoli è impressionato dal fatto che “Mantovani fino a qualche settimana fa ha ricoperto anche il ruolo di assessore alla Sanità, e che l’indagine con accusa di concussione e corruzione aggravata si riferisce ad episodi tra il 2012 e 2014, la prova provata che nessuna discontinuità c’è stata nel passaggio dalla vecchia amministrazione, crollata proprio per indagini giudiziarie, alla giunta attuale”. A testa bassa il M5S. “I lombardi non meritano questa vergogna – scrive il capogruppo Dario Violi – l’arresto è la prova provata che tante denunce che abbiamo sollevato negli ultimi anni sono fondate e che Maroni non è mai stato in grado di allontanare le lobby di affaristi e corruttori. E’ necessario tornare al voto subito e Maroni e i suoi assessori devono tornarsene a casa a cercarsi un lavoro”. Anche Sel e Prc chiedono le dimissioni. Qualcuno, invece, ironizza sulle ruspe.