Da pochi mesi è in libreria un agile volumetto, scritto a quattro mani da Gianmarco Cifaldi e Roberto Foresta, che richiama l’attenzione – e dio solo sa quanto ce n’è sempre bisogno – sulle scivolose questioni legate al nostro rapporto con Internet, con il Web, con le risorse digitali, informatiche e online, nonché al peso che tutto ciò ha sulla nostra vita quotidiana. In particolare, la trattazione proposta dai due autori si concentra sul tema del file sharing, vale a dire la condivisione volontaria di dati (chat, foto, video, musica, ecc.) in rete, analizzato nella sua fondamentale oscillazione tra opportunità e problematiche. Il libro – che vede come prefatore e postfatore, rispettivamente, Dario Salvatori e David Moss, si intitola, appunto, File sharing tra opportunità e problematiche ed è edito da Carabba – dichiara di non avere l’obiettivo di giudicare la correttezza o la legalità del fenomeno, quanto invece di fornire al lettore nuove e interessanti interpretazioni. Gli autori, che hanno affrontato il tema da un punto di osservazione specifico, che si colloca nell’ambito della sociologia, riconducono la pratica del file sharing a una delle più diffuse forme sociali di organizzazione, giacché essa si costituisce a partire dalla volontà di entrare in relazione, di con-dividere, di confrontarsi. La condivisione è, di fatto, un’opzione comportamentale che si fonda sulla necessità di socialità e sul bisogno di comunità, per dirla con Bauman. Nelle pagine del volume, tuttavia, il discorso non è centrato esclusivamente sulla condivisione di musica e sulle sue ricadute normative e giuridiche, quanto anche su fenomeni che toccano nel profondo la sensibilità di ciascuno e che rappresentano un rischio per tutti: la pedopornografia e le truffe online. Qui, però, ci interessa dire qualcosa di più sulle questioni che toccano l’ambito musicale, il quale ha vissuto un’autentica rivoluzione in seguito alla diffusione dei media digitali, prima, e di Internet, poi. Le possibilità pressoché infinite di fruire della musica, di produrla e riprodurla liberamente, in qualsiasi momento e in qualsiasi luogo, se, per un verso, hanno del tutto abbattuto i limiti dell’esperienza musicale, non più racchiusa entro coordinate spaziotemporali predeterminate, ha, per altro verso, diminuito la portata relazionale di tale esperienza, lasciando spazio all’isolamento e alla fruizione atomistico. Ma si tratta di un processo ambiguo e ambivalente, che oscilla tra individualismo e comunitarismo. La stessa condivisione può essere di segno diverso. Se essa può ridursi a un silenzioso e domestico scambio di materiale musicale traghettato da Internet, è anche vero che la fruizione condivisa della musica può ance essere considerata come la porta d’ingresso di una nuova collettività. Oltre a tutto ciò, non possiamo però ignorare la classica seconda faccia della medaglia, che Foresta sintetizza nella domanda: musica liberata o pirateria? Internet e il Web ci hanno messo nelle condizioni di poter scaricare, caricare e condividere qualsiasi file musicale, rendendo però globale e praticamente irrisolvibile il fenomeno della pirateria, che Foresta definisce come “la volontaria violazione del diritto d’autore con precisi fini di lucro o commerciali”. Più precisamente, “nel settore musicale il termine si applica generalmente alla riproduzione non autorizzata”, reato che si distingue poi in riproduzione non autorizzata, contraffazione e noleggio. Le ripercussioni sulle etichette discografiche sono state innegabilmente notevoli. Ma, si potrebbe dire, è l’altra faccia della democraticità del web. Condivisione e isolamento, libertà e reato, le antitesi dialettiche si sprecano, ma in fondo rappresentano il vero volto delle condizioni d’esistenza nella contemporaneità.