È un un gioco mediatico per calmare i greci, le borse e gli hedge funds? Oppure le opposte dichiarazioni tra governo greco e creditori fanno parte delle trattative in corso? Perché per Atene l’ intesa è alle battute finali, mentre per «l’ altra parte», è in alto mare, nonostante i progressi. Una cosa é certa: nessuno vorrebbe la rottura, ma lo scontro tra ottimismo e pessimismo si fa piú duro ad una settimana esatta dalla scadenza del versamento di 300 milioni di euro al Fmi, per ora mancanti dalle casse elleniche.

«Il Paese sta per raggiungere un accordo entro il fine settimana» ha detto mercoledi il premier greco Alexis Tsipras, il quale ha chiesto dalla delegazione greca di chiudere al piú presto tutte le questioni, senza peró abbandonare le preziose «linee rosse» tracciate dall’esecutivo. «Lavoriamo molto intensamente per un accordo tecnico, ma ancora non ci siamo» ha notato invece poche ore dopo il vicepresidente della Commissione Ue Valdis Dombrovskis. Stessa voce quella di Christine Lagarde, direttore del Fmi. «Lavoriamo a una soluzione per la Grecia – ha detto al canale tedesco Ard – e non direi proprio che abbiamo raggiunto risultati sostanziali». Per non parlare del ministro delle finanze tedesco, Wolfgang Schaeuble – in contrasto ora perfino con Angela Merkel – il quale vorrebbe continuare con il memorandum come se ad Atene non ci fosse stato un «cambio di guardia».

Il governo greco, invece, insiste e tramite il suo portavoce, ha smentito ieri i creditori, esprimendo insieme durezza e ottimismo. «La Grecia vuole arrivare ad un compromesso entro domenica. Atene sta facendo del suo meglio per evitare un default e un’intesa sará raggiunta molto presto. Tutti, compresi i creditori vogliono evitare un default del Paese» ha detto Gabriel Sakellaridis che ha ricordato, a monito, che una eventuale rottura «avrebbe conseguenze non solo finanziarie per la Ue». E tutti capiscono che la Grecia potrebbe allora rivolgersi «altrove». Ma Lagarde (Fmi) sembra sorda su questo: in una intevista che compare oggi sulla Frankfurt allgemeine dichiara infatti che «Il Grexit è una probabilità»

Sempre secondo Megaro Maximou (sede del governo), i tecnici preparano la bozza d’accordo, mentre le due parti nel Brussels Group (Fmi, Ue, Bce, Esm) hanno trovato un’ intesa sui tre quarti degli argomenti negoziati. Vale a dire sull’ avanzo primario, sulla riforma dell’ Iva e l’insieme di misure per combattere l’ evasione fiscale; mentre le questioni delle riforme del mercato del lavoro e del sistema pensionistico, oltre alla ristrutturazione del debito, saranno rimandate al prossimo autunno. La soluzione farebbe comodo a ambedue le parti. Ad Atene, perché evita il suo strangolamento finanziario e le dá tempo per respirare; ai creditori che vogliono guadagnare tempo per mettersi d’ accordo sul terzo «programma di salvataggio» della Grecia che costerá altri 35 miliardi di euro. Un programma che non vuole né il governo greco, perché vorrebbe dire una nuova austerity, né alcuni partner europei, oltre al Fmi.

Visto che il tempo stringe, dopo la spinta di Washington al G7 di Dresda (il ministro delle finanze Usa ha chiesto agli europei di trovare una soluzione al piú presto), non é da escludere che i capi di governo europei chiedano dall’eurogruppo di rimandare i temi spinosi tra quattro mesi, liberando parte della quota di 11 miliardi di euro tanto necessaria ad Atene. Così non é da escludere che nell’accordo – se ci sará – saranno previsti aiuti «parziali», in modo da tenere sempre in uno stato di incertezza ed asfissia permanente le finanze greche.

Intanto la proposta di Varoufakis di tassare le transazioni bancarie, compresi i prelievi dai bancomat, fatta nel corso delle trattative e ritirata poi per le «obiezioni dello stesso ministero delle finanze», ha provocato lunghe file ai bancomat. Tanti greci, soprattutto pensionati, hanno ritirato i propri depositi bancari, triplicando in una sola giornata i prelievi (da 100 a 300 milioni di euro).

Ieri poi mentre il governo decideva di reintegrare nell’incarico 2.413 insegnanti delle scuole secondarie che erano stati licenziati o sospesi dal governo Samaras nell’ambito dei tagli al settore pubblico, (in base allo stesso decreto, il governo riassumerà anche medici, infermieri, estetisti, assistenti sanitari e meccanici), l’ Adedy, la Confederazione dei dipendenti pubblici, ha indetto uno sciopero e una manifestazione di protesta contro l’eventuale cambiamento del sistema pensionistico (da retributivo a contributivo). Il sindacato chiede anche il ripristino della tredicesima e della quattordicesima mensilitá.