Che fosse proprio l’Arca di Gaza il bersaglio dell’attacco della Marina israeliana di giovedì notte contro il porticciolo di Gaza city, sarà difficile forse impossibile, provarlo. Certo è che il battello della Freedon Flottilla, che sarebbe dovuto salpare a settembre con a bordo personalità, giornalisti, uomini d’affari, studenti e prodotti tipici di Gaza, è l’unica imbarcazione di dimensioni medie colpita dai razzi sparati dalle unità da guerra israeliane. Lì vicino ci sono altri battelli delle stesse dimensioni ma sono intatti. E ciò fa sorgere forte il sospetto che le motovedette abbiano mirato intenzionalmente all’Arca di Gaza. Tra i palestinesi peraltro non c’è mai stato alcun dubbio sulla responsabilità dell’esplosione, nel cuore della notte, che ad aprile affondò in parte il battello, da allora in riparazione. Israele ha sempre considerato “ostili” le iniziative della Freedom Flotilla volte a rompere il blocco navale che attua intorno a Gaza. E’ ancora vivo il ricordo dell’arrembaggio, terminato con l’uccisione di nove passeggeri turchi, compiuto da commando israeliani a maggio 2010 a danno della nave Mavi Marmara, parte di un convoglio organizzato dalla Freedom Flotilla diretto a Gaza. Gli organizzatori però non si arrendono e assicurano che saranno fatti tutti gli sforzi necessari per rilanciare l’iniziativa.

 

Il progetto Arca di Gaza va avanti da molti mesi. La nave, lunga 24 metri e con un cargo di 40 metri quadri, è stata acquistata e rimessa a nuovo da attivisti palestinesi e internazionali per portare con sé, oltre ai passeggeri, prodotti agricoli, olio d’oliva, datteri, spezie, tappeti, stoffe e ricami, per dimostrare le potenzialità della Striscia annullate dal blocco. A strangolare Gaza non è solo il totale controllo di Israele sulle importazioni ma anche il bando alle esportazioni. Ogni tanto da Gaza escono un po’ di fragole dirette in Europa. Ma niente arriva in Cisgiordania, che dovrebbe essere il suo naturale mercato. La sfida dell’Arca di Gaza è proprio questa: riaprire la Striscia al commercio con il mondo esterno, a cominciare dall’utilizzo del suo porto chiuso dal 1967 e che vive una morte quotidiana. Dal 2000 ad oggi la produzione è calata di oltre il 40%, mentre sono solo tremila i pescatori ancora in attività, il 42% in meno di 14 anni fa.

 

Non sarà facile superare l’attacco dell’altra notte, anche per i costi che comporterà la riparazione del battello ma quelli della Freedom Flotilla non si arrendono e annunciano che andranno avanti. «Il danno materiale al nostro progetto risulta insignificante rispetto all’attuale situazione – scrivono i responsabili del progetto – che conta tante vittime innocenti tra i civili palestinesi, nonchè la distruzione di case, ospedali, scuole e altre infrastrutture civili. Fortunatamente in questo particolare attacco non vi sono state perdite umane…La campagna Arca di Gaza, assieme alla Freedom Flotilla Coalition, non si arrenderà. Insieme ai nostri partner palestinesi continueremo a sfidare il blocco e batterci per la libertà».