I ripetuti appelli di François Hollande alla “coesione nazionale” e all’”unità” stanno cadendo nel vuoto. Ancora ieri, alla conclusione di un nuovo consiglio ristretto di difesa, c’è stato un nuovo invito al mondo politico in generale e all’opposizione in particolare a far tacere le diverse polemiche che infuriano dopo l’attentato di Nizza. La destra mette in causa il lassismo nell’applicazione delle regole dello stato d’emergenza e varie voci si alzano per chiedere un giro di vite. “In questo momento di sofferenza e di lutto – ha risposto il ministro degli Interni, Bernard Cazeneuve – bisogna mantenere dignità, rifiutare le polemiche, soprattutto quelle alimentate da contro-verità”. Ieri, Hollande ha confermato l’operazione “Sentinelle” all’interno della Francia, la presenza costante di 10mila soldati, per rassicurare la popolazione, anche se molti specialisti, anche militari, affermano la sua relativa inutilità (i militari non hanno competenze di mantenimento dell’ordine pubblico). Cazeneuve ha chiesto “a tutti i francesi che lo desiderano” di unirsi ai riservisti. “Da subito” saranno operativi 12mila riservisti (9mila per la Gendarmerie e 3mila per la polizia), per coadiuvare soprattutto nei controlli alle frontiere.

Hollande ha invece confermato ieri il “rafforzamento” delle operazioni dell’esercito francese in Iraq e in Siria contro lo Stato islamico. E’ questa l’unica strada che sembra aperta al presidente per evitare la spaccatura del mondo politico. La destra è d’accordo sull’intervento e su un suo rafforzamento. Ieri, il ministro della Difesa, Jean-Yves Le Drian, ha affermato, dopo la rivendicazione di Daech non ancora identificata ufficialmente dai servizi, che lo Stato islamico ha certamente “motivato” l’attacco di Mohamed Lahouaiej-Bouhlel a Nizza, “se non pianificato”. Una giustificazione per l’intensificazione dei combattimenti contro Daech in Iraq e in Siria.

La Francia è presente in Iraq dal settembre 2014 e in Siria dal settembre 2015. E’ il secondo paese coinvolto in termini militari, pero’ molto dietro gli Stati uniti, che guidano la coalizione composta da 22 stati, occidentali e arabi. Gli aerei francesi coprono circa il 4-5% delle operazioni sul campo (il 90% sono realizzate dagli Usa). Proprio la vigilia dell’attentato di Nizza, il 13 luglio, Hollande aveva annunciato un rafforzamento dell’impegno in Iraq, con l’obiettivo della ripresa di Mossul: altri 300-400 “addestratori” dell’esercito francese a Bagdad e presso i peshmerga curdi. Inoltre, in autunno sarà in zona la portaerei a propulsione nucleare Charles-de-Gaulle, nell’ambito dell’operazione Chammal. E’ la terza volta che la Charles-de-Gaulle è inviata nelle acque mediorientali da quando è iniziato l’intervento della coalizione. La Francia, che ha annunciato il ritiro dall’operazione Sangaris in Centrafrica, intende concentrarsi sul Medioriente. Ma il parlamento non è mai stato chiamato a votare questa scelta: nel settembre 2014, quando sono iniziate le operazioni della coalizione in Iraq, al Parlamento francese, il 24, c’era stato soltanto un dibattito senza voto. Nessun voto neppure sull’estensione dell’operazione alla Siria.

La Francia, all’inizio, era stata prudente, anche perché gli Usa di Obama e la Gran Bretagna avevano frenato sull’ipotesi di un intervento diretto in Siria. Nel 2014, il 19 settembre, hanno luogo i primi bombardamenti francesi in Iraq, nell’ambito dell’operazione Chammal. Una svolta ha luogo poi nel settembre 2015, come conseguenza degli attentati di gennaio a Parigi, contro Charlie Hebdo e l’HyperCacher. Hollande, sempre senza sottoporre la decisione a un voto parlamentare, decide allora di estendere l’intervento francese anche alla Siria: l’obiettivo è poter raccogliere informazioni sui foreign fighters francesi, presenti sul terreno, che possono organizzare attentati in Francia. Da allora, gli aerei francesi partecipano alle operazioni sotto guida Usa, avendo come base la Giordania, il Qatar e gli Emirati. “Niente ci farà cedere nella volontà di lottare contro il terrorismo e rafforzeremo le nostre azioni in Siria e in Iraq”, ha affermato Hollande dopo l’attentato di Nizza.