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Trenta anteprime. È questa una delle cifre dell’edizione 2015 di Pordenonelegge, che prende il via oggi (l’iniziativa durerà fino al 20 settembre). Interverranno David Leavitt che presenterà il nuovo romanzo I due hotel Francforts, per un verso avvolgente ed erotico, per l’altro capace di secca denuncia e di uno sconvolgente ritratto del matrimonio; l’iraniana Azar Nafisi, già celebrata universalmente per Leggere Lolita a Teheran, con La repubblica dell’immaginazione; la tunisina Azza Filali con il tristemente attuale Ouatann. Ombre sul mare; la canadese Ann-Marie MacDonald con L’età adulta; la francese Florence Delay con I miei portacenere; l’inglese Adam Thirlwell con Tenero e violento; il ceco Michal Ajwaz, ispirato da Borges e Kafka con il dedalico L’altra Praga; l’attivista nord-coreana Hyeonseo Lee, che racconta la sua clandestinità e le peripezie per sottrarsi alla violenza di un potere scellerato in La ragazza dai sette nomi; l’argentino Marcelo Figueras che parla dell’intifada in Aquarium.

Fra gli italiani, Corrado Augias presenterà il suo ultimo libro Le ultime diciotto ore di Gesù, mentre Federico Rampini offrirà uno spaccato geopolitico che deve fare i conti con i pescecani della finanza e con il bisogno emergente di umanità nel libro L’età del caos. Una menzione specifica va all’ultima opera di Eugenio Borgna, Parlarsi, il quale con sensibilità assimila la comunicazione autentica e partecipe a una forma di cura.
In realtà la stessa ricerca di Tom Kitwood presentata nel libro in uscita Riconsiderare la demenza mostra inoppugnabilmente come le interazioni positive e continue contribuiscano a modificare i circuiti neurologici agendo non sui neuroni ma su quegli interstizi che sono le cellule gliali. Il nostro apparato cerebrale è influenzato dalla qualità e dalla quantità degli scambi de visu che abbiamo, e Borgna riesce a farci riflettere su un’arte che abbiamo smarrito ma che dovremmo assolutamente ritrovare.

Le idee rivestiranno come di consueto a Pordenonelegge un ruolo rilevantissimo. Jean-Luc Nancy rifletterà sull’urgenza di recuperare il cum che la politica ha oggi perduto e che è invece indispensabile per nuove con-figurazioni del mondo; Salvatore Veca porrà l’accento sull’etica da spiegare ai ragazzi; Mauro Ceruti parlerà del rapporto uomo-mondo; Massimo Recalcati del terzo elemento della triade familiare, dopo il padre e il figlio, su cui è incentrato il libro Le mani della madre; Francesco Stoppa di desiderio, amore e amicizia; Vito Mancuso dell’analogia fra l’essere umano e il mondo; Antonia Arslan del genocidio armeno; Maurizio Ferraris della pervasività della rete, lo stesso tema che affronterà Frédéric Martel.

Ci saranno anche due insigni filosofi anziani che discuteranno dei loro nuovi libri. Edgar Morin, che ha appena pubblicato un dialogo con Tariq Ramadan, Il pericolo delle idee, in cui un ebreo ateo e un islamologo di origine egiziana nutrito di cultura europea giungono a conclusioni analoghe rispetto alle colpe dell’Occidente le cui grandi potenze sembrano essere d’accordo soltanto sull’evitare di mettersi d’accordo, al fine di poter portare avanti una politica di colonizzazione e di sfruttamento del mondo e a quelle di un Islam inerte, ancorato ad aspetti normativi che incistano la stagnazione laddove vi sarebbe un bisogno pressante di apertura culturale e artistica per affermare principi non negoziabili come la dignità, il riconoscimento e la libertà,.

Agnes Heller, una delle più grandi filosofe viventi, parlerà invece del suo ultimo libro scritto insieme a Zygmunt Bauman, La bellezza (non) salverà il mondo, in cui si parla del lievito incancellabile delle utopie e al tempo stesso delle distopie che sono insite nelle utopie e che, come hanno descritto nei loro libri Dave Eggers (il cerchio) e soprattutto Michel Houellebecq (La possibilità di un’isola), possono rendere il mondo ancora più dissennato e infernale di quello in cui viviamo.