Quando i figli diventano adolescenti, sembrano improvvisamente entrare in un mondo parallelo. In genere, ammutoliscono e guardano in modo torvo chiunque capiti loro a tiro. Alieni alla quotidianità famigliare, non rispondono molto agli stimoli domestici (naturalmente, dicono gli psicologi, è solo un disinteresse apparente, ma certo è «recitato» benissimo dalla maggior parte degli appartenenti al pianeta teenagers!).
Difficile che facciano domande, che mostrino ancora quella meravigliosa curiosità che avevano quando erano piccoli. Non solleticano più l’ego dei genitori, pronti a lanciarsi in spiegazioni scientifiche, umanistiche, politiche pur di districare un dubbio infantile e fornire le chiavi di insegnamenti imprescindibili per il futuro.
Chissà, potrebbe essere un bene per quei ragazzi in rapida crescita: distaccandosi dall’ansia da prestazione dei loro parenti più prossimi, cominciano ad essere autonomi e a non dipendere dal «sistema-pensiero» paterno e materno.
A chi però avesse una struggente nostalgia verso quell’universo popolato dai «perché» a raffica dei propri pargoli, consigliamo senz’altro un libro, appena uscito, edito da Corraini. Tu chi sei? è un albo molto divertente (pp. 112, euro 12), assai variegato, in cui i Ludosofici (che poi hanno un volto, sono Ilaria Rodella e Francesco Mapelli), aiutati dalle illustrazioni di Alberto Rebori, cercano di costellare le giornate giocose dell’infanzia con mille interrogativi, seminando dubbi a ogni pagina in mezzo a molte risate. «Amo il sapere», dice il filosofo. «E io le pere», risponde l’amico dall’aspetto lunare che banchetta con lui. «Conosci te stesso», incalza Socrate. «E se poi rimango deluso?» è la risposta cristallina di chi qualcosa se lo chiede ancora. Scambi veloci di battute, didascalie che spiegano concetti ruvidi in una manciata di parole e li rendono semplicissimi. Per rispondere meglio a quel «tu chi sei?», non si guarda soltanto ai grandi pensatori del passato, ma si fa un giro insieme agli artisti, fotografi, designer. Ecco allora che l’autoritratto diventa un momento fondamentale del proprio essere al mondo, con quella sua «porosità» fra esterno ed interno che rappresenta il nostro corpo. Lo sostiene pure Merleau Ponty.
Per non scervellarsi troppo, si possono fare anche alcuni esercizi, fra i banchi e a casa. L’esperienza diretta è sempre lo strumento migliore per entrare in contatto con ciò che ci circonda. Un esempio: il concetto di basso? Si può capire meglio «incarnandolo». Ci si mette «sotto il letto, tra l’erba di un prato, sotto un banco di scuola, sotto una panchina, sotto il mare, sotto un ponte…Avvicinati il più possibile al suolo e parla con un passante, fai degli schizzi di quello che vedi, ascolta i rumori, scatta delle foto…». Piccolo/grande: sono misure rilevabili nella realtà, ma sono anche delle categorie della mente: Alice di Lewis Carroll cresce e diminuisce a vista d’occhio nel romanzo di cui è protagonista. È una sensazione psicologica, non solo fisica, che ogni bambino prova molte volte nel corso della vita. E poi, ci sono i modi di essere e le trasformazioni dettate dal tempo: non si rimane uguali a se stessi. A casa si è figli, a scuola studenti, al parco avventurosi pirati…infine, si cresce e invecchia. Cosa non muta allora? Lasciamo aperta questa minacciosa domanda anche per i lettori adulti.