Non troppo a sorpresa, anche Silvio Berlusconi annuncia il voto favorevole di Forza Italia sul provvedimento del governo che autorizza un aumento “una tantum” del debito pubblico fino a 20 miliardi, per mettere momentaneamente in sicurezza il sistema bancario. “Noi ci siamo su tutto – anticipa l’ex cavaliere che così smentisce sia Renato Brunetta che Deborah Bergamini – a partire dal voto su Mps”. Annunciata lunedì notte dopo essere già stata data per scontata dalla borsa e dai vertici degli istituti di credito, la mossa di Gentiloni e Padoan fa da prologo al sempre più probabile decreto omnibus sul settore, pronto da inizio dicembre e ben fotografato come “decreto salvabanche”.
La relazione del governo è stata trasmessa al Parlamento ancor prima che Padoan fosse ascoltato nel tardo pomeriggio dalle commissioni bilancio di Montecitorio e Palazzo Madama. Si legge: “Al fine di tutelare il risparmio e preservare la stabilità economico-finanziaria del paese, il rafforzamento patrimoniale del sistema bancario e assicurare la protezione del risparmio, il governo è pronto ad adottare uno o più provvedimenti”. Provvedimenti che dovrebbero consentire di assicurare “un adeguato livello di liquidità al sistema bancario anche per ripristinare la capacità di finanziamento a medio-lungo termine, anche attraverso la concessione della garanzia dello Stato su passività delle banche italiane”.
In borsa si festeggia con una impennata dei titoli bancari: Ubi cresce del 5,8%, Banco e Bpm del 4,3%, Bper del 3,2%, Intesa San Paolo del 2,1% e Unicredit del 2%. Unica delle grandi a perdere terreno è Mps, che cede lo 0,43% (18,54 euro). Per Rocca Salimbeni è un effetto collaterale del paracadute preparato dal governo: se sarà aperto, avrà conseguenze per gli azionisti e i possessori di sub-obbligazioni. Come si legge nella relazione (“un programma di rafforzamento patrimoniale delle banche italiane mediante interventi per la ricapitalizzazione che prevedano anche la sottoscrizione di nuove azioni”), l’intervento statale comporterà il “burden sharing”, in altre parole la condivisione degli oneri. Non feroce come nel caso del bail-in – vedi Etruria &c. – ma comunque patrimonialmente doloroso.
Nel mentre da fonti finanziarie arriva la notizia che ha raggiunto i 500 milioni la cifra raccolta per l’aumento di capitale di Mps dalla conversione di bond subordinati in azioni. L’operazione di mercato per i risparmiatori “di sportello” si chiude oggi pomeriggio, con una proroga di 24 ore per gli investitori istituzionali, che avranno tempo fino a domani. Ma certo è che la banca ha al momento trovato 1,5 miliardi, quando ne servirebbero 5 per il successo dell’ennesima ricapitalizzazione.
Di qui la necessità che la relazione del governo che autorizza l’indebitamento da 20 miliardi sia approvata in fretta: dalle 9 alle 12 di oggi c’è la discussione sia alla Camera che al Senato, con voto finale che richiede un via libera a maggioranza assoluta, effetto in questo caso dello sconsiderato pareggio di bilancio messo a forza in Costituzione dalla strana maggioranza (Pd-Forza Italia-Ncd) che sosteneva il presunto governo “tecnico” di Mario Monti. A tirare le somme della situazione è la capogruppo di Sinistra italiana al Senato, Loredana De Petris. “Quando il Parlamento si accinge a votare la norma che consentirà di stanziare fino a 20 miliardi per evitare il dissesto, diventa improrogabile il varo di una commissione di inchiesta sulle attività del sistema bancario, e su come si sia arrivati a questo punto”. Anche perché, sul fronte penale, ci vorranno anni per mettere definitivamente a fuoco le tante patologie che hanno infettato il sistema bancario italiano.