Oggi, con il presidente del Consiglio come testimonial, parte la raccolta di firme (ne servono 500mila) dei sostenitori del Sì al referendum costituzionale. La raccolta promossa dai sostenitori del No è già partita da qualche settimana, anche se la stampa ne ha parlato pochissimo. Si tratta in entrambi i casi di iniziativa dal valore politico, non necessarie dal punto di vista pratico. Il referendum costituzionale, infatti, si farà – molto probabilmente a metà ottobre – perché lo hanno già chiesto deputati e senatori dell’opposizione. Successivamente anche i parlamentari della maggioranza renziana hanno fatto la loro richiesta, logicamente meno lineare dal momento che il referendum sulla legge di revisione costituzionale è un tentativo (l’ultimo) di fermare la riforma da parte di chi la contesta. Ma se è già successo, nei due unici precedenti di referendum costituzionale, che i parlamentari di maggioranza abbiano chiesto anche loro una verifica popolare del Sì, l’iniziativa renziana della raccolta delle firme per confermare la riforma è inedita. Il presidente del Consiglio e segretario del Pd l’ha immaginata per mobilitare il partito – anche o soprattutto i poco convinti esponenti della minoranza bersaniana – ma anche per cominciare da subito il braccio di ferro con i sostenitori del No.

La scadenza che si è dato il Pd è eloquente. La campagna di raccolta comincia domani, la legge sul referendum concede tre mesi quindi potrebbe tranquillamente concludersi il 20 agosto. Invece Renzi ha deciso di dimezzarsi i tempi, e ha annunciato che la consegna delle firme in Cassazione sarà fatta l’8 luglio. Una prova di forza, richiesta anche dalla necessità di non prolungare troppo i tempi del referendum: per la fine di agosto Renzi immagina già di convocare il Consiglio dei ministri che dovrà fissare la data della consultazione. E allo stesso tempo una sfida diretta ai comitati del No, che invece proprio a luglio prevedono di consegnare le loro firme: il 13 per il referendum costituzionale e ancora prima (il 2 luglio) le firme per la richiesta di due referendum abrogativi della legge elettorale. Chi avrà più firme?
Renzi ha dalla sua il sostegno più o meno convinto del partito, quello che pare assai convinto dell’informazione e soprattutto potrà contare sui tour elettorali di ministri e sottosegretari. Se oggi il presidente del Consiglio sarà a Bergamo, la ministra Boschi sarà a Reggio Emilia per un’iniziativa istituzionale sul 70esimo anniversario del voto alle donne. Con l’occasione ha annunciato una visita ai primi banchetti per il Sì. L’Associazione nazionale partigiani, che compare tra gli organizzatori della manifestazione istituzionale, contesterà invece – con una lettera – le recenti parole della ministra che ha accomunato i sostenitori del No (come l’Anpi, per decisione dell’ultimo congresso) ai fascisti di Casa Pound. E proprio l’Anpi insieme all’Arci ha promosso a partire da domani una settimana di mobilitazione straordinaria per la raccolta delle firme (su riforma e Italicum) chiamando «i cittadini a esprimere il proprio dissenso verso una legge elettorale che umilia la loro rappresentanza in parlamento e verso una riforma della Costituzione che stravolge il bilanciamento dei poteri riducendo gli spazi di democrazia».