Il premier Matteo Renzi è «come un cuntastorie siciliano»: «Fa promesse e non le mantiene. Forse ha origini meridionali come me, e per questo gli viene benissimo il gioco delle tre carte». Il primo discorso pubblico di Carmelo Barbagallo a tre settimane dall’elezione a nuovo segretario generale della Uil (il Congresso a Roma dal 19 al 21 novembre) non è per niente tenero nei confronti del presidente del consiglio. Scelto come delfino dall’attuale timoniere, che lascia dopo ben 14 anni di onorato servizio, il fedele braccio destro di Luigi Angeletti vuole scaldare il suo popolo, prepararlo allo sciopero: perché la Uil lo farà.

Ma, precisa subito Barbagallo, «lo faremo in tre, con Cgil e Cisl, o altrimenti andremo da soli». L’annuncio rimbalza da Venezia, dove sono riuniti i delegati della Uiltec (chimica, energia e tessile), e il canto della laguna del prossimo segretario generale parte proprio da una figura folkloristica della sua terra, il cuntastorie appunto. Perché lui è siciliano, di Termini Imerese: e alla Fiat palermitana, dove lavorava fin da giovane come operaio specializzato, ha ricevuto la prima stelletta, quella da delegato. Poi la scalata al sindacato, dove ha appena concluso 14 anni alla guida dell’Organizzazione, un ruolo chiave. Ha 67 anni: un po’ troppi, dicono i suoi critici, per rinnovare la Uil (ieri su questo fronte lo pungeva anche il Corriere della sera).

La platea ha applaudito quando avete parlato di sciopero. Insomma, lo volete proprio fare: e dire che all’esterno appare solo la Cgil come pronta a mobilitarsi.

Non è così: con Cgil e Cisl saremo a Milano, Roma e Palermo il 5 novembre per sostenere le ragioni dei pensionati. E l’8 in piazza a Roma per la manifestazione unitaria del pubblico impiego. Solo che non annunciamo scioperi estemporanei, «meteorologici», come fa la Cgil, tanto perché l’autunno sia caldo. Le fiammate non servono. Dobbiamo sempre chiederci: il giorno dopo lo sciopero generale, cosa faremo?

Però il milione a San Giovanni non è servito indirettamente anche a voi? La tensione con il governo si è alzata, e Renzi, anche dopo le manganellate alla Fiom e agli operai di Terni, appare in difficoltà.

Premesso che a quel tipo di azioni non si deve mai arrivare, e ribadendo la solidarietà a tutte le persone ferite, dico però che i risultati di un milione in piazza sono uguali a zero. Cosa è cambiato nelle politiche del governo? Sul Jobs Act siamo critici anche noi, ma alla fine in quel testo non c’è scritto niente. Il governo ha chiesto una fiducia «alla cieca», che i senatori hanno prontamente votato. Ma dall’altro lato la Cgil ha indetto una manifestazione «alla cieca», e la Cisl vorrebbe fare un «accordo alla cieca». Noi al contrario ci mobilitiamo su testi precisi, su decisioni già prese, come ad esempio la legge di stabilità. Che si può cambiare fino a che è in discussione in Parlamento. Per questo vorremmo fare un percorso ordinato: lo chiediamo ai nostri iscritti, ma anche a Cgil e Cisl.

Un percorso? Cioè a tappe?

Sì, cominciamo dai lavoratori che non hanno rinnovato i contratti, dal pubblico impiego. Renzi ci ha detto che non dobbiamo trattare con il governo, ma solo con le imprese. Bene, ma forse il premier dimentica che proprio il governo è il più grosso datore di lavoro italiano, e il più negligente: 3,3 milioni di impiegati pubblici aspettano il contratto da 6 anni. Accettiamo la sfida di Renzi, ma lui accetti la nostra. O si siede al tavolo per quel contratto, o se no faremo lo sciopero del pubblico.

E su quello sembrate già più avviati su una strada unitaria. Ma dopo? Lo sciopero generale?

Noi della Uil siamo pronti a farlo, se non avremo risposte sulla legge di stabilità. Abbiamo chiesto più volte a Renzi, anche in Sala Verde – l’ho fatto proprio io – che fine avesse fatto l’estensione degli 80 euro a pensionati e incapienti. E sapete cosa mi ha risposto? «Ma lei chi è?».

Forse era abituato a vedere Angeletti e si sarà confuso.

Imparerà a conoscermi. Ma insomma, quella era una delle promesse non realizzate, come tante finora: annunci. I tre ministri e Delrio, all’ultimo incontro, sembravano le “tre scimmiette”: non vedo, non sento e non parlo. Io ho chiesto se ci avrebbero almeno convocato, anche solo per dirci no su tutte le nostre richieste: non ci hanno saputo rispondere, non avevano il mandato.

Cosa chiedete quindi a Renzi?

Chiediamo, come più volte ha detto il governatore di Bankitalia Ignazio Visco, investimenti pubblici per ripartire. Dove prendere le risorse? Ci sono 180 miliardi di evasione, 70 miliardi di corruzione, 27 miliardi di spese della politica. Tagliamo lì.

La Cgil è pronta allo sciopero generale, la Cisl non vuole farlo. Ma vi mobilitereste solo con la Cgil?

Io sono unitario. Saremo in tre, o altrimenti la Uil andrà da sola. Ho chiesto io di riunire le segreterie unitarie nei giorni della Sala Verde, e ora sto lavorando per vederci la settimana prossima. Tutti e tre. Mi brucia quando i lavoratori ci rinfacciano quanto accadde con la riforma Fornero: solo tre ore di sciopero. Ma fu un compromesso: perché la Cgil voleva farne otto, e la Cisl due.

E quindi falliste totalmente.

Ho avvertito Camusso: se indirete un altro sciopero senza concordarlo con noi, vi diremo no per principio. E ho detto a quelli della Cisl: basta spingerci verso accordi al ribasso, come fu per la riforma Fornero.

Ma perché, la Cgil non vi ha chiesto di mobilitarvi insieme?

Ultimamente mi è sembrata più attenta a concordare con la Fiom.

Rischiamo di avere due piazze separate, magari a dicembre?

Non faccio date, per quanto ci riguarda. Potremmo definire giornate diverse. Ma ripeto, per ora sto lavorando per un percorso insieme.