Rischia di essere ancora più pesante il bilancio dell’ultimo naufragio nel Canale d Sicilia in cui martedì hanno perso la vita 10 migranti, 5 donne, una delle quali minorenne, e 5 uomini. Stando Infatti ai dati forniti dall’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim), che ha raccolto le testimonianze di alcuni dei 121 superstiti del barcone, mancherebbero all’appello almeno 40 profughi. A renderlo noto ieri è stato ieri il portavoce dell’Oim Italia Flavio Di Giacomo. Il barcone si è rovesciato poco dopo la partenza a 50 miglia dalle coste libiche e la maggioranza dei migranti che si trovavano a bordo erano di origine eritrea e sudanese. «Le persone morte o disperse nel Canale di Sicilia dall’inizio dell’anno sono già più di 400, un’enormità in solo due mesi», ha spiegato Di Giacomo. «Quest’anno le traversate sono ancora più tragiche, sia a causa del maltempo sia delle imbarcazioni sempre più fatiscenti che i trafficanti fanno utilizzare ai migranti».
L’allarme per l’ennesima emergenza è scattato nuovamente ieri, quando alla sala operativa della Capitaneria di Porto a Roma è arrivato l’Sos lanciato con un telefono satellitare da due gommoni in difficoltà per le pessime condizioni del tempo a 30-40 miglia dalla Libia. Il primo gommone, sul quale si trovavano 91 migranti, è stato raggiunto dal rimorchiatore Gagliardo in servizio presso le piattaforme petrolifere libiche e che dopo aver tratto in salvo i profughi si è diretto verso Lampedusa. Stessa cosa per la seconda imbarcazione, a bordo della quale si trovavano 988 migranti, in soccorso della quale si è recata il rimorchiatore maltese Kreta che si è poi diretto verso la Sicilia.
I viaggi verso l’Europa sono inarrestabili, come confermano ancora una vota le cifre fornite dal ministero degli esteri Paolo Gentiloni, ascoltato ieri dal Comitato Schengen. E il titolare della Farnesina non ha potuto far altro che confermare quanto già s sapeva, ovvero che fermare la missione Mare nostrum non ha fermato la voglia di fuga dei migranti, come invece sperava il governo. «Per il 2015, fino alla mezzanotte del 4 marzo, i dati indicano 8.918 migranti sbarcati in Italia, rispetto ai 5.611 giunti nel medesimo periodo del 2014. E’ evidente che c’è stato un aumento», ha detto Gentiloni. «Qualche che sia la discussione su mare nostrum, Triton, qualcuno diceva che Mare nostrum era un “attrattore” di migrazioni, ma il concetto è che a produrre un aumento dei flussi sono le cause profonde legate alle crisi, alle guerre in Medio oriente, in Africa e che riguardano la crisi libica».
Nonostante la guerra, il paese nordafricano continua a essere il principale punto di partenza dei migranti. «Il 90% dei flussi di immigrazione irregolare registrati finora nel 2015 proviene dalla Libia», ha confermato il ministro. Se la situazione del paese continuerà a essere instabile, è «difficile se non quasi impossibile instaurare rapporti di collaborazione con lo stato libico». Infine Gentiloni ha smentito ancora una volta il rischio che tra i migranti diretti in Europa possano nascondersi dei terroristi. «Le analisi di intelligence ci dicono che non abbiamo informazioni che traducano i potenziali rischi in rischi definitivi».
Resta l’ambiguità con cui l’Unione europea da sempre affronta il fenomeno immigrazione, divisa tra salvataggio dei migranti e ansia di rendere sempre più impenetrabili le sue frontiere. Due giorni fa a Bruxelles, il vicepresidente dell Commissione europea Frans Timmermans si è spinti fino a ipotizzare una Mare nostrum europea, sottolineando così la necessità di maggiori interventi di salvataggio nel Mediterraneo, salvo poi sottolineare la necessità di rafforzare ulteriormente Frontex nel suo compito di controllo dei dei confini, ieri Gentiloni non ha smentito la linea europea di maggiori controlli alle frontiere, seppure specificando di non pensare a nessuna modifica del tratato di Schengen. «Noi in Italia siamo pienamente favorevoli all’approfondimento dei controlli sulle frontiere esterne preferibilmente a legislazione costante. In nessun caso questo mira a reintrodurre controlli all’attraversamento delle frontiere interne agli Stati membri». ha concluso il ministro.