Il bilancio provvisorio parla di 22 morti accertati, oltre 50 feriti. Ci sarebbero anche dei dispersi. Una strage senza precedenti per i trasporti pugliesi e tra gli incidenti ferroviari più gravi che si ricordino in Italia. Il pm della procura di Trani, Francesco Giannella, ha subito aperto un’inchiesta a carico di ignoti per omicidio colposo plurimo e disastro ferroviario.

I due treni regionali composti da quattro vagoni ciascuno della Ferrotramviaria Spa, società che possiede e gestisce sin dalla sua nascita la linea tra Bari e Barletta, si sono scontrati sul tratto a binario unico tra Andria e Corato, in curva, ad una velocità tra i 100 e i 100 km orari, senza possibilità di frenata che su un rettilineo sarebbe avvenuta entro 250 metri. Trasportavano decine di pendolari che ogni giorno percorrono quella tratta: lavoratori, studenti delle scuole e delle università, persone che si spostano da un paese all’altro per semplici commissioni. Su quella linea ogni giorno transitano duecento treni in direzione del capoluogo pugliese.

La scena che si è presentata ai soccorritori è agghiacciante. Apocalittica. Vagoni implosi e accartocciati l’uno dentro l’altro. Sedili sbalzati via per decine di metri. Corpi straziati. Ovunque sangue, paura, incredulità. Come non bastasse, i soccorsi, prontamente arrivati sul luogo dell’incidente, hanno dovuto fare i conti con il luogo dell’incidente, in aperta campagna e tra gli ulivi secolari, e con il solleone che a mezzogiorno faceva segnare una temperatura oltre i 35 gradi. Per far fronte al disastro è stato realizzato in poco tempo un ospedale da campo. Sono stati allertati tutti gli ospedali della zona, è partita immediata la richiesta di sangue alla quale hanno risposto migliaia di cittadini affollando i corridoi delle Asl, con tutti i Servizi Trasfusionali della regione che resteranno aperti sino ad oggi. A rispondere all’appello anche diverse regioni italiane.

Difficilissime, oltre che lunghe e delicate, le operazioni per estrarre i feriti e i cadaveri dalle lamiere contorte: ancora a sera si è deciso di interrompere il tentativo di separare i vagoni con una gru, utilizzando per l’operazione un carrello ferroviario. Con i riconoscimenti delle vittime al Policlinico di Bari interrotti in serata e rinviati a questa mattina.

E come in ogni tragedia, ci sono anche i miracoli: come la bambina di pochi anni salvata tra le lamiere contorte, una donna incinta all’ottavo mese, salva, e un anziano salvato dalla moglie che per strapparlo alla morte è passata su tanti cadaveri.

E poi ci sono le fatalità: come il 15enne che tornava a casa dopo aver sostenuto gli esami di riparazione all’istituto industriale, o l’ispettore di Polizia che si pensava viaggiasse con la figlia o di uno dei due macchinisti prossimi alla pensione.

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Su una tratta a binario unico, può passare un solo treno, ed è chiaro che ieri mattina qualcosa non ha funzionato.

Il direttore generale di Ferrotramviaria, l’ingegnere Massimo Nitti, giunto sul luogo dell’incidente, ha annunciato l’avvio di un’inchiesta amministrativa. Il problema, però, è che su quella tratta sono ancora assenti i sistemi automatici di supervisione della linea ferroviaria, come ammesso dallo stesso Nitti.

E secondo l’Istituto di scienza e tecnologie dell’informazione Faedo del Consiglio nazionale delle ricerche (Isti-Cnr), starebbe proprio in questo la causa dell’incidente. «Su quella tratta – dichiarano dall’istituto – non esiste un sistema automatico di segnalazione. Viene usato il cosiddetto ’blocco telefonico’ che si sostanzia nella comunicazione telefonica del via libera sul binario unico». Cioè la comunicazione via telefono del via libera tra la centrale di controllo e il macchinista: un sistema che attualmente viene utilizzato sul 2 per cento delle tratte ferroviarie italiane. Secondo il Cnr i sistemi automatici sono più sicuri «perché funzionano a blocchi: ci sono sensori su tutta la linea ferroviaria che segnalano blocco per blocco se la stessa è occupata. Man mano che il treno avanza si bloccano gli altri treni, c’è come una distanza di sicurezza. Se per caso un treno sfora, viene mandato il blocco automatico: il classico semaforo rosso oppure l’interruzione della linea elettrica sul treno, che quindi si ferma. È un sistema altamente sicuro».

Nel luglio del 2014 la Regione Puglia ha finanziato con 80 milioni di euro il controllo di marcia automatico. Risorse provenienti dai fondi Fesr: 43 per Rfi-Fs (Rete Ferroviaria Italiana – Ferrovie dello Stato), 13 proprio per Ferrotranviaria, 13 per Ferrovie Gargano e 6 per le Fal (Ferrovie Appulo Lucane).

Ed infatti, non da oggi, il progetto di raddoppio del binario della tratta in questione esiste eccome. Lo ha finanziato l’Unione Europea nell’aprile 2012 con 180 milioni di euro del Fondo Europeo di Sviluppo regionale, nell’ambito del POR 2007/2013.

Il 16 aprile scorso Ferrotramviaria ha pubblicato il bando di gara per il raddoppio della linea tra Corato e Andria, per un valore pari 33.427.222 euro: termine per presentare le offerte prorogato al 19 luglio.

Secondo le previsioni dell’azienda, la gara dovrebbe essere aggiudicata entro dicembre di quest’anno, per iniziare i lavori nel 2017 e consegnare l’opera tra la fine del 2018 e l’inizio del 2019. Troppo tardi, purtroppo.