Al fianco di Erdogan mentre lanciava l’operazione su Jarabulus, c’era Masoud Barzani, presidente del Governo Regionale del Kurdistan iracheno. Difficile che sia rimasto troppo scosso dalla palese aggressione ai “fratelli” kurdi, visto che era là in visita ufficiale per imbastire con l’alleato turco la migliore strategia per sbarazzarsi del Pkk, che “si ostina” a nascondersi nei monti di Qandil, nord dell’Iraq.

Ad Ankara il soldatino Barzani ha promesso di chiudere le scuole legate all’imam Gülen ad Erbil e di combattere fianco a fianco, sì, la minaccia Isis – che ufficialmente spaventa tutti – ma soprattutto il Partito Kurdo dei Lavoratori.

A scontrarsi sono visioni politiche ed economiche opposte, oltre ad un diverso approccio strategico verso la liberazione del Kurdistan: il confederalismo democratico del Pkk contro il neoliberismo patriarcale di Barzani; l’indipendenza dell’intero Kurdistan storico contro autonomie regionali ben separate.

In cambio, immaginiamo, resteranno aperte le vie di trasferimento del greggio iracheno che Erbil da un anno gestisce in autonomia da Baghdad passando per la Turchia.