Baviera saudita. Spunta dai cellulari dei terroristi “tedeschi” dell’Isis il filo diretto che collega gli attentati di luglio al regno di Arabia. Il kamikaze siriano saltato in aria ad Ansbach (seppellito ieri) e il pakistano che ha aggredito a colpi d’ascia una famiglia di turisti asiatici sul treno a Würzburg hanno avuto «molteplici contatti» con «referenti» a Riyad. Lo rivela il settimanale Der Spiegel pubblicando il risultato dello “sbobinamento” di chat e sms intestati ai due attentatori. Contiene inquietanti particolari sui recenti attacchi in Baviera e altri indizi che il telecomando del terrore in Germania è nelle mani dei quadri di Daesh basati nel regno wahabita.

A partire dai dettagli della morte ad Ansbach di Mohammad Deleel, 27 anni, che non si è fatto esplodere dopo essere stato “rimbalzato” al concerto (era senza biglietto). È morto, invece, perché lo zaino-bomba è esploso prima del previsto. Il piano originario, secondo gli investigatori, prevedeva che Deleel posasse la borsa a terra dentro o fuori dal festival e attivasse l’esplosivo a distanza. Telecomando, dunque. È esattamente ciò che i contatti sauditi avrebbero esercitato su di lui fino a chiedergli il 24 luglio, poco prima dell’attentato, di filmare l’«inferno» e spedirlo al network di propaganda dell’Isis. Non ha funzionato solo a causa della detonazione imprevista che lo ha ucciso in anticipo, ferendo 15 persone. Gli scambi di messaggi in chat provano che Deleel sarebbe dovuto sopravvivere per organizzare altri attacchi in Germania.

Ma anche il primo attentato rivendicato dallo Stato islamico risulta connesso a doppio filo con la galassia sunnita in Arabia Saudita. Il 18 luglio Riaz Khan Ahmadzai, 17 anni, registrato come afgano ma più probabilmente pakistano, dopo aver dipinto a mano la bandiera nera di Daesh, sale a bordo di un treno regionale e aggredisce con una scure 5 turisti di Hong-Kong (4 feriti, uno tuttora ricoverato all’ospedale).

Allora le autorità tedesche derubricarono il marchio Isis ad «affiliazione spontanea» e al «gesto di un pazzo». Ora l’assalto all’arma bianca di Ahmadzai viene letto alla controluce di messaggi e tabulati telefonici. Anche lui sarebbe stato attivato a distanza da controllori sauditi. «Ci vediamo in Paradiso» è il suo ultimo sms – sempre pochi istanti prima di entrare in azione – al referente che lo ha guidato fin lì. Di più: emerge nelle stesse ore un altro contatto arabo che suggerisce ad Ahmadzai di «falciare la folla» con un’auto o un camion, come poi è accaduto a Nizza. Ma l’adolescente non ha la patente e soprattutto non sa guidare. Il piano B è prendere il primo treno “utile” e agire alla prima fermata.

Informazioni che terrorizzano. E producono l’effetto collaterale più temuto dalla cancelliera Angela Merkel. Nell’ultimo sondaggio Infratest commissionato dalla tv pubblica Ard, Mutti nell’ultimo mese ha registrato una perdita di consenso del 12% (dal 59% al 47%). È il risultato peggiore della legislatura: precipita al sesto posto dei politici più apprezzati e paga il conto dell’emergenza-rifugiati sostenuta solo dal 34% degli intervistati (era 42 un mese fa). Mentre cresce esponenzialmente il peso politico-elettorale nell’Union cristiano-democratica del governatore della Baviera e leader Csu Horst Seehofer, che incassa l’aumento dell’11% nei consensi (dal 33% al 44%) cioé il saldo della ferma opposizione alla politica della “porta aperta” di Merkel.

Intanto a Berlino si cominciano a registrare i primi “profughi” dalle purghe di Erdogan. I dati pubblici dell’Ufficio federale dell’immigrazione tedesco (Bamf) certificano l’esodo degli oppositori all’Akp, curdi compresi. Le richieste di asilo politico di cittadini turchi nei primi sei mesi del 2016 hanno quasi raggiunto il totale del 2015. Da gennaio a giugno sono 1.719 le domande protocollate negli uffici Bamf; erano 1.767 dodici mesi fa.