Non solo Podemos. In Spagna il panorama delle sinistre anti-austerità diverse dai partiti tradizionali è molto ricco e variegato, al punto che è facile perdersi in una molteplicità di sigle.

Dal voto di domenica ha meritatamente conquistato la ribalta Compromís (Impegno in lingua valenciana), una lista nata 5 anni fa, che unisce nazionalisti valenciani di sinistra ed ecologisti: un gruppo che ha saputo conquistarsi sul campo l’egemonia nel fronte di opposizione al malgoverno del Pp nella regione di Valencia, grazie alla carismatica leadership della 45enne Mònica Oltra. Uno scomodo «concorrente» per Pablo Iglesias e compagni, che in realtà si è immediatamente tramutato in alleato a urne chiuse: le affinità, infatti, sono moltissime, sia nei contenuti che nello stile battagliero. Compromís esprime attualmente un deputato nazionale e uno a Strasburgo, che siede nel gruppo dei Verdi.

Buone notizie anche dalla Navarra, la regione di Pamplona, dove Uxue Barkos potrebbe diventare la nuova governatrice: un risultato storico in una regione da sempre egemonizzata dagli ultra-conservatori regionalisti di Unión del pueblo navarro, in passato legati organicamente al Pp, ora a tutti gli effetti autonomi (e, se possibile, ancora più a destra). La lista di Barkos (Geroa Bai) è, seppur di poco, la più votata fra quelle di opposizione, tutte collocabili a sinistra: gli indipendentisti di EH Bildu, Podemos, Psoe, Ezkerra (legata a Izquierda unida).

Tutte queste forze è probabile che sommeranno i propri voti per cacciare la destra e incoronare la 50enne Barkos, figura nota anche a livello nazionale per essere stata per anni una delle più attive deputate delle Cortes a Madrid e per avere reso noto pubblicamente di essere malata di cancro, partecipando ai lavori parlamentari tra una seduta di chemioterapia e l’altra. Una battaglia che l’ha vista per fortuna vincitrice, preludio dello straordinario successo di domenica scorsa.

Nei Paesi baschi bisogna registrare, invece, un arretramento di EH Bildu, la lista che ha raccolto l’eredità storica della sinistra indipendentista, un tempo vincolata a Eta. Le elezioni di domenica sono state le prime amministrative a svolgersi in un clima di assoluta normalità, senza violenze e minacce di messa al bando di forze politiche, come accadeva invece in passato. Il voto in Euskadi era anche per le tre province, ed è quello il dato che fa testo, perché «più politico»: dalle urne è emerso che Podemos pesca voti nel bacino della sinistra indipendentista, che perde il governo della Gipuzkoa, la provincia di San Sebastián, a vantaggio del Pnv, il partito nazionalista basco di centro-destra.

Stesso destino anche nel municipio di San Sebastián, che 4 anni fa passò clamorosamente alla sinistra indipendentista dopo moltissimi anni di amministrazione dei socialisti: l’esperienza di governo non ha dato buoni frutti. Un segnale di vitalità, in contraddizione con il dato nazionale, lo ha dato la lista che in Euskadi faceva riferimento a Izquierda unida, che è riuscita ad ottenere rappresentanza nei consigli comunali dei tre capoluoghi provinciali (San Sebastián, Bilbao e Vitoria). Completano il quadro i risultati della Galizia, altra regione con un sistema politico sui generis. Il dato più clamoroso è lo straordinario successo al municipio de La Coruña della lista civica Marea, promossa da Podemos: «effetto collaterale», il forte arretramento dei nazionalisti di sinistra del Bloque nazionalista galego.