Le riflessioni del sindaco di Milano Beppe Sala sull’urgenza di una gestione razionale e non emergenziale del fenomeno migratorio dovrebbero stare in bella copia sulle scrivanie di molti ministri del governo italiano. Per ora sono state pubblicate in forma di lettera sul quotidiano di riferimento di Palazzo Chigi, la Repubblica, ma sicuramente verrà accontentato anche l’assessore al Welfare del Comune di Milano, Pierfrancesco Majorino: “Speriamo che la leggano pure Alfano e Renzi”, ironizza sui social. Già fatto, almeno l’amico presidente del Consiglio.

Renzi ha visto la lettera e la condivide: “Pone un tema vero – ha detto da New York – anche perché i comuni che accolgono sono circa il 10%. Siamo pronti a ridiscutere con i sindaci il sistema degli Sprar” (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati, ndr).

Sono almeno due anni che Palazzo Marino lamenta l’incapacità del governo di pianificare l’accoglienza nei territori. Non solo per chiedere più fondi, ma anche per un’equa distribuzione su scala regionale e per soluzioni di lungo respiro e non improvvisate.

Milano periodicamente va in difficoltà – anche se non c’è alcun “collasso” in vista – perché è vero che ai 4.100 profughi ospitati quotidianamente (3.500 in diversi e centri e 600 nell’hub vicino alla stazione centrale) vanno sommate le centinaia di persone che transitano arrivando dal sud o dal nord blindato alle frontiere.

Lo spirito del sindaco è quello giusto, solidale e pragmatico, e lo ribadisce anche su facebook per sintetizzare il suo intervento: “Come cittadino ritengo che l’accoglienza non sia una scelta, ma un dovere. Come sindaco sono convinto che la nostra città viva nell’accoglienza uno dei tratti distintivi della sua identità. Come uomo di sinistra penso che ogni singolo migrante vada richiamato ai suoi doveri, ma nel frattempo gli tendo la mano”.

Beppe Sala chiede un piano nazionale urgente e un nuovo soggetto istituzionale che si occupi di immigrazione e accoglienza dando indicazioni precise ai Comuni e alle Regioni, “o daremo sostanza a questo cambio di passo o finiranno per prevalere egoismi e paure”.

Sala (e Renzi) sanno che sul tema dell’accoglienza c’è il rischio di giocarsi una buona fetta di consensi.

E conoscono anche le risposte peggiori. “Mentre Renzi e Sala piagnucolano perché l’immigrazione è fuori controllo e non sanno cosa fare, i terroristi e clandestini continuano a seminare morti, feriti, violenza e paura. Respingere, respingere, respingere”. Questo è Salvini in versione Trump. Q

uanto al presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni, continua a boicottare qualunque ipotesi di accordo. Sfotte Sala: “Benvenuto”. Fa l’agitatore. “Non è che la sinistra fa accoglienza e la destra no. Noi poniamo la questione e individuiamo le soluzioni, come abbiamo fatto durante il vertice di lunedì scorso a Genova, dove i tre governatori delle Regioni maggiormente interessate dall’impatto del fenomeno, hanno avanzato proposte concrete”.

Lui, Giovanni Toti (Liguria) e Luca Zaia (Veneto). Hanno prodotto un documento in nove punti, un’accozzaglia di trovate propagandistiche e ricette già fallite in passato.

Intanto, per replicare a Beppe Sala, il terzetto leghista non intende riconoscere il sistema delle quote. Poi, a parte il disarmante “divieto di sbarcare nelle nostre coste”, ci sarebbe l’intenzione di reintrodurre l’inutile reato di clandestinità voluto dal ministro Maroni nel 2009, la proposta di aprire centri di accoglienza in Africa e il ripristino del sistema di ingressi con il permesso di soggiorno.

La rifrittura della legge Bossi-Fini. Il mondo è cambiato, i leghisti no.