L’opposizione ha imposto l’inversione dell’ordine dei lavori così ieri alle nove di sera la commissione Bilancio si è ritrovata a discutere dell’emendamento proposto dal Pd che dovrebbe consentire al governatore campano Vincenzo De Luca di assumere il ruolo di commissario alla Sanità. La nuova formulazione, proposta dal relatore dem Guerra, consente ai presidenti di regione di fare i commissari a patto che ogni 6 mesi si verifichi che l’operato sia conforme ai piani di rientro e che la performance sui livelli essenziali sia positiva. La relazione dovrà essere inviata ai ministri della Salute e dell’Economia e trasmessa al consiglio dei ministri che, eventualmente, potrà revocare la nomina. I 5 Stelle attaccano: «E’ una marchetta, chiediamo il ritiro». E persino per il moderato Bruno Tabacci è «un errore sul piano politico».

«L’emendamento ’di scambio’ tra Renzi e De Luca è l’ennesimo capitolo dei reciproci favori, al centro la sanità campana – attaccano i 5S -. De Luca ha nominato per chiamata diretta i dirigenti delle Asl, in barba alla Delega Madia, grazie a una norma regionale ad hoc. Palazzo Chigi avrebbe potuto impugnarla ma non alzò un dito». L’emendamento è stato inserito nella legge di Stabilità su spinta del governatore e per volontà di Renzi. E De Luca è tra i più attivi nella campagna per il Sì al referendum.

Ieri i pentastellati hanno depositato in tribunale a Napoli un esposto contro il governatore, la denuncia si basa sull’audio (pubblicato da Il fatto) della riunione in cui De Luca invitava 300 sindaci a procurare voti per il referendum: «Audio in cui esalta il sistema clientelare». Il sonoro non è stato però acquisito dalla commissione Antimafia (come avevano chiesto Gal, Fi, Lega, Si, M5S) perché Pd e Ncd si sono opposti. Il governatore non dovrà neppure presentarsi in commissione. Ma la presidente Rosy Bindi chiederà informazioni alla procura di Napoli: «La Commissione, all’unanimità, mi ha incaricato di richiedere preventivamente informazioni urgenti in merito a eventuali indagini in corso, agli atti e ai documenti acquisiti e alla posizione dei soggetti coinvolti, per verificare i presupposti per l’avvio di una inchiesta da parte della nostra Commissione, che naturalmente sono legati al tema mafia. Abbiamo sempre agito così per avviare le nostre inchieste e useremo lo stesso metodo», ha spiegato Bindi. Ma se ne potrà discutere solo dopo il 4 dicembre. «Si può minacciare di morte la presidente dell’Antimafia, incitare al voto clientelare, far assurgere a modello il sindaco di Agropoli e poi fare finta di nulla. Questi sono i nuovi padri costituenti» avevano commentato i 5S all’indirizzo del Pd. La replica era arrivata dal dem Franco Mirabelli: «Non c’è nessuna inchiesta dell’Antimafia su De Luca. Evidente il tentativo di strumentalizzare la vicenda in vista del referendum». E’ stata poi Bindi a precisare.

Anche il ministro Alfano ha difeso il governatore durante il question time alla camera: «La spesa pubblica è sottoposta a rigido controllo. Il giudizio politico e morale non spetta a me ma durante le campagne elettorali agli amministratori si dice ’noi ci impegniamo a favorire il tuo territorio’». Per Si e 5S è un endorsement al «metodo De Luca». Il governatore si è divertito su Fb: «Clamoroso episodio di “voto di scambio” a Pozzuoli: al porto un pescatore ha offerto un merluzzo al presidente De Luca. De Luca si è impegnato a conservare la lisca e a inviarla come corpo del reato a Luigino Di Maio». Ieri però dalla regione è arrivata anche una nota ufficiale: «Apprendiamo della richiesta avanzata dalla Commissione Antimafia. Ci rende curiosi conoscere l’iter per il reato di battuta. Vediamo anche la discussione sull’emendamento “De Luca”. E’ volto a rimuovere una situazione assurda, fino a un anno fa erano commissari per la Sanità i presidenti che avevano determinato il debito, mentre non possono esserlo coloro che lo stanno risanando». Alla riunione con i 300 sindaci De Luca disse: «Il comparto della sanità: qui il 25% è dei privati, migliaia di persone. Io credo, per come ci siamo comportati, che possiamo permetterci di chiedere a ognuno di loro di fare una riunione con i propri dipendenti e di portarli a votare» al referendum.