Dodici carabinieri sono stati impegnati ieri mattina – nel bel mezzo dell’allerta per gli attentati a Bruxelles che ha riguardato anche Roma – in una operazione antidroga all’interno del liceo Virgilio in via Giulia. Due carabinieri in borghese sono entrati nel cortile durante la ricreazione e hanno fermato cinque studenti, chiamando alcuni di questi per nome. I ragazzi sono stati tutti rilasciati al termine dei controlli tranne uno, 19enne, arrestato per spaccio: durante la perquisizione gli sono stati trovati in tasca pochi grammi di hashish.

L’episodio ha dato la stura a un nuovo braccio di ferro tra la preside dell’istituto, Irene Baldriga, e gli studenti di sinistra del collettivo Virgilio, che hanno immediatamente convocato una assemblea (nella foto) per contestare l’uso disinvolto delle telecamere, piazzate in cortile e non debitamente segnalate, e il continuo ricorso a interventi repressivi in assenza di dialogo con la componente studentesca.

Quando una delegazione degli studenti è andata a esporre le lamentele nell’ufficio di presidenza non solo l’ha trovato sprangato ma addirittura presidiato da una decina di carabinieri in divisa, mentre altri pattugliavano l’ingresso, quasi si trattasse di un assedio. «Adesso andiamo via, abbiamo cose più importanti da fare», dice al telefono verso mezzogiorno e mezzo il maggiore Schettino della stazione dell’Arma di piazza Farnese, raccontando di aver dovuto mandare i suoi uomini per aver avuto «notizia di reato» e di aver potuto «constatare» che si stava verificando, senza voler confermare la segnalazione dalla presidenza né l’uso delle telecamere.

«Non difendiamo il fatto che si spacci dentro una scuola, perché é sbagliato – spiega una studentessa diciottenne del collettivo che preferisce rimanere anonima – ma ci sembra sbagliato che in un luogo di crescita e di formazione, invece di parlare magari della dipendenza dalle droghe e fare informazione, si ricorra all’intervento delle forze dell’ordine».

Un rappresentante dei genitori (anche lui preferisce non dare il nome per timore di rappresaglie del corpo docenti, schierato con la preside) sostiene che «questa situazione è stata gestita in stile Far west, non in modo educativo». Secondo questo padre «la preside poteva gestirla in un modo più discreto, magari convocare il ragazzo in presidenza». Anche perché il maggiorenne arrestato, che sarà processato oggi per direttissima, avendo un piccolo precedente specifico, adesso rischia una condanna fino a quattro anni, che può distruggergli la vita.

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Anche Roberto Caracciolo, neo eletto presidente del comitato genitori del Virgilio, giudica grave ciò che è successo ieri mattina. «Non ho ancora abbastanza dati per valutare tutto – dice – ma mi sembra molto grave: non mi sembra un atteggiamento giusto nei riguardi degli studenti». «Come quasi in tutte le scuole di Roma – continua – c’erano voci che giravano sullo spaccio e l’argomento era già all’ordine del giorno del prossimo Consiglio. La modalità a me non è piaciuta affatto – chiarendo di parlare a titolo personale – perché sicuramente bisogna fermare questo uso di droga, come bisognerebbe vietare di fumare sigarette nel cortile, però va fatto con gli studenti, non chiamando le forze dell’ordine». I genitori hanno chiesto alla preside una riunione da convocare la prossima settimana su ciò che è successo ieri.

Neanche una settimana un’altra iniziativa della preside è stata quella di celebrare l’anniversario dell’uccisione di Aldo Moro e degli uomini della sua scorta chiamando a parlare all’interno del liceo l’onorevole Maurizio Gasparri, scortato – nel liceo storicamente più “rosso” della capitale – da uno stuolo di agenti in borghese che hanno fatto passare liberamente nella sala dell’incontro soltanto i ragazzi delle prime classi.

Dalla fine dell’occupazione del liceo, nel novembre scorso – quando la preside Baldriga aveva chiesto con insistenza l’uso della forza pubblica per sgomberare coattivamente gli studenti –, occupazione che si è conclusa senza incidenti solo grazie alla mediazione del sottosegretario all’Istruzione Davide Faraone al ministero, è stato approvato un nuovo regolamento più duro, che ad esempio impone ai genitori di rilasciare i documenti in portineria anche solo per mettere piede dentro la scuola, che proibisce agli studenti di circolare tra un piano e l’altro (con notevoli disagi visto che i bagni delle ragazze del primo piano sono inagibili) e di mettere piede in intere zone dell’edificio.

Nel frattempo molte delle attività extra scolastiche pomeridiane – come la scuola di canto che la preside aveva voluto ospitata proprio nell’auletta un tempo adibita per statuto a stanza autogestita dagli studenti con un biliardino e una bacheca per le assemblee – sono saltate.

E le pre-iscrizioni al Virgilio, fino a qualche anno fa una delle più prestigiose di Roma, pare siano crollate per tutti e quattro gli indirizzi (classico, scientifico, internazionale di spagnolo, internazionale di francese), complice probabilmente il clima di tensione che si è venuto a creare, con la preside e parte del corpo docente impegnati quasi unicamente in un tentativo di “normalizzazione” e di repressione della rappresentanza più di sinistra degli studenti, che resta maggioritaria.

Gli studenti del Virgilio, che hanno deciso in assemblea una mobilitazione permanente nei prossimi giorni, hanno ricevuto la solidarietà degli universitari dei comitati DegageOccupato e SapienzaClandestina.